Scratch It: la svolta discutibile di Meghan Remy aka U.S. Girls
Meghan Remy/U.S. Girls in passato aveva piacevolmente stupito con alcuni album che facevano pensare alla nascita di una nuova stella di un genere peraltro non ben definito. Dischi come In A Poem Unlimited (2018) o Heavy Light (2020) restano nella memoria di un pubblico attento come dei veri e propri tentativi, ben riusciti, di innovazione in grado di coniugare al meglio pop, rock, elettronica, “indie” e altro ancora. I riferimenti ai pilastri del passato prossimo si sentivano, tra i brani dell’artista canadese risuonavano echi di David Bowie, Talking Heads e altri mostri sacri rivisitati in maniera del tutto originale. Nel 2023 esce Bless This Mess e la domanda che ci siamo posti è stata: “disco di transizione o mancanza di creatività temporanea?”.
Scratch It, il nuovo album
L’ultima fatica di U.S. Girls si ricolloca nel nuovo corso. A quanto pare non si tratta di un periodo di transizione, ma di una scelta che, obbiettivamente lascia perplessi. Scratch It è stato registrato a Nashville, in dieci giorni, con una band composta da ottimi musicisti tra i quali Dylan Watson alla chitarra e Jack Lawrence al basso. Il risultato è una fusione di soul, funky e pop e questo potrebbe essere un punto a favore, un tratto distintivo. In realtà Scratch It suona sempre sottotono oltreché smaccatamente made in U.S.A.
E le nuove canzoni
Scratch It parte con l’unico momento vivace. Like James Said, ispirata a James Brown, riunisce funk e pop in leggerezza. Delicato e gradevole, non “buca lo schermo”, ma si lascia ascoltare. Si prosegue con una serie di brani dal sapore vintage a tratti soporiferi. Si ha come l’impressione di essere di fronte a episodi creati sul momento. Siamo a casa di Meghan la quale, non avendo nulla da dimostrare né urgenze creative particolari si diverte con gli amici. Talvolta esce fuori un’intuizione che ci riporta ai vecchi tempi, Bookends potrebbe lasciare il discorso aperto, ma nel complesso l’operazione ha un che di inutile. A fine anno ci chiederemo se “poteva fare meglio” e quasi di sicuro la risposta sarà affermativa. Quanto al voto, è decisamente influenzato dal curriculum: 6 perché non si può scrivere 6 meno e perché 5,9 pare brutto.
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