Jingle Jangle Morning - The 1960s U.S. Folk-Rock ExplosionGrapefruit

Jingle Jangle Morning – The 1960s U.S. Folk-Rock Explosion: tre cd per un’importante storia musicale.

La Cherry Red Records e le sue  filiali Strawberry e Grapefruit immettono sul mercato prodotti che sono tutti d’epoca,  ma freschi e gustosi nella confezione. Lasciando da parte la patetica metafora musico-frutticola, va detto che la quantità di cofanetti tematici proposti dalle tre etichette è davvero incontrollabile, ma alcuni meritano un approfondimento. È il caso di Jingle Jangle Morning / The 1960s U.S. Folk-Rock Explosion, significativo sia per il decisivo ambito musicale trattato sia per l’approccio scelto dal compilatore, l’autorevole esperto di settore Richie Unterberger.

Che folk-rock racconta Jingle Jangle Morning?

In paragone ad altre due uscite di peso come March Of The Flower Children e Can’t Seem To Calm Down – dedicate rispettivamente al 1967 e al 1968 musicale americano e curate da David Wells – notiamo qui una differenza significativa. Unterberger sceglie infatti un approccio certamente più piacione ma forse più saggio e godibile.

Si parte inevitabilmente con Mr. Tambourine Man dei Byrds, atto di nascita ufficiale (aprile 1965) del folk-rock, nelle cui liriche si trova il verso che dà il titolo all’antologia. Subito dopo, altrettanto inevitabilmente, arriva Bob Dylan, che di Mr. Tambourine Man è l’autore ed è colui che nelle  tempestose  acque del festival di Newport ’65 traghettò il folk verso il rock (di lui si ascolta in Subterranean Homesick Blues).  Oggi questa sorta di quieta ma fondamentale rivoluzione, questa fusione sonora fra una musica più austera e acustica e una più selvatica ed elettrica è data per scontata, ma agli inizi suscitò aspre polemiche, specie presso i puristi folk.

Nel corso dei successivi 72 pezzi, sistemati in ordine cronologico, si giunge sino a inizio 1970 e compaiono cose molto note (troppo, dirà qualcuno) come Sounds Of Silence di Simon & Garfunkel, For What It’s Worth dei Buffalo Springfield, San Francisco (Be Sure To Wear a Flower In Your Hair) di Scott McKenzie, Get Together degli Youngbloods per finire, ormai in territorio country-rock, con Mr. Bojangles della Nitty Gritty Dirt Band. Come a dire che qua e là ci si avvicina molto a una compilation nostalgica da piattaforma online.

 

Non solo nomi celebri nel cofanetto

In realtà il compilatore sa il fatto suo perché lavora bene sulle diverse gradazione di notorietà di interpreti e repertorio. Ci sono intanto altri grandi nomi però con pezzi non di primissimo piano, ma assai belli. Fra questi The Mamas & The Papas, Jefferson Airplane, Grateful Dead e, soprattutto Janis Joplin insieme ai Big Brother nella debordante e selvaggia  Coo Coo.  Compaiono poi molte figure dalle diverse gradazioni di  cultualità. Da Tim Hardin, Fred Neil,  Tim Buckley, Love, Gene Clark e Judy Collins si scende a David Blue (presente con uno dei pochi inediti assoluti), Rising Sons, Bob Lind, Steve Young, H.P. Lovecraft per arrivare infine a un piccolo gruppo di sconosciutoni quali Gentle Soul. The Rising Storm, Blackburn & Snow, The Sunshine Company. Stourbridge Lion.

L’ascolto è complessivamente piacevole e porta con sé la scoperta di qualche bel brano ignoto (All Night Long di Tom Paxton) o il desiderio  di approfondimento per qualche artista tralasciato (i californiani Lamb), proprio ciò che non avviene per altri cofanetti che troppo sovente indugiano sulla riscoperta del brano pubblcato in 100 copie autoprodotte o del gruppo mai uscito dal proprio garage.

Canzoni contro la guerra

L’ultima considerazione è per un nutrito gruppo di canzoni di matrice anti-bellica, legate alla guerra fredda e al conflitto in Vietnam. La più bella è No Man Can Find The War di Tim Buckley, con testo di Larry Beckett, la più nota è Eve Of Destruction di Barry McGuire, peraltro da sempre accusata di banalizzazione e sfruttamento commerciale di un tema importante. Eppure, riascoltandola 60 anni  dopo, sembra che poco sia cambiato nel mondo visto che forse siamo  di nuovo alla vigilia della distruzione. Forse non era poi così banale quel pezzo.

Jingle Jangle Morning / The 1960s U.S. Folk-Rock Explosion
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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

Di Antonio Vivaldi

Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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