Vieux Farka Touré & Khruangbin - Ali

Vieux Farka Toure rende omaggio al padre Ali con l’aiuto dei bizzarri texani Khruangbin

È noto come non sempre sia semplice per un figlio intraprendere la stessa carriera di un padre che ha rappresentato un vero monumento nella sua arte. Nel caso di Vieux Farka Touré possiamo tranquillamente affermare che il rapporto col padre, il grandissimo Ali Farka Touré, è stato vissuto con serenità, ma anche col dovuto rispetto e amore che si deve a chi ha fatto conoscere il blues del deserto nel mondo, un artista stimatissimo tanto da essere denominato il John Lee Hooker africano. Con questo progetto nato nel 2018 e portato a termine tre anni dopo Vieux si è unito ai funambolici texani Khruangbin, gruppo fra i più aperti a esplorare le connessioni fra il rock e le musiche del mondo, per rendere omaggio al padre in un eccellente album di cover che gronda amore e passione.

La musica di Ali fra Africa e ‘Occidente’

Fin da subito in Ali (Dead Oceans) si respira un’atmosfera molto intima e malinconica e tuttavia la musica scorre via con scioltezza e naturalezza. Nelle prime tracce prevale un blues crepuscolare intriso di nostalgia per il padre scomparso ormai da 16 anni e del quale Vieux vuol tener vivo il ricordo. Si sente che è musica che sgorga sincera dal profondo, vibra di emozioni e sentimento come la riconoscenza per un padre che è stato anche un maestro d’arte e di vita. Azzarderei che questo modo di rapportarsi con la figura paterna, senza quelle nevrosi e quel senso di inferiorità e di rivalsa che troppo spesso abbiamo trovato negli artisti occidentali, sia il frutto di una cultura che ha verso gli anziani e i progenitori un sentimento forte di rispetto e ammirazione che la nostra società sembra aver perduto.

Vieux ha vinto così una bella scommessa: riarrangiare in modo personale i brani e affidarsi ad artisti occidentali come i Khruangbin consapevole del rischio di tradirne lo spirito. Invece tutto funziona benissimo, il disco è pervaso da un’atmosfera rilassata e dilatata, anche laddove i temi sono spesso scottanti come nel caso di Savanne il cui testo deplora chi emigra per svolgere poi lavori umilianti e attacca le guerre coloniali che l’Occidente porta in Africa; qui come altrove sono poi la voce roca e le note pregevoli ed espressive della chitarra del maliano a rendere la complessità delle emozioni. In Diarabi Vieux unisce blues e soul per cantare le pene d’amore di chi non può sposare l’amata per mancanza della dote e bravissimi sono i Khruangbin ad assecondare il ritmo dolente della musica, così come nella successiva Tongo Barra sostengono magnificamente il groove funk del brano.

Vieux Farka Touré, i Khruangbin e l’effetto tabula rasa

Ali è stato registrato a Houston in una settimana in presa diretta e i texani sono stati volutamente tenuti all’oscuro dei brani che avrebbero dovuto suonare perché Vieux voleva che li affrontassero come una tabula rasa. Questo modo di registrare ‘senza rete’ si sente bene in tracce come il fiammeggiante blues Tamalla, dove l’impennarsi della chitarra e del ritmo rendono l’idea di una registrazione che ha avuto le caratteristiche di una jam session comunicandoci il piacere del suonare insieme. In Mahine Me l’incontro di Touré col trio texano trova momenti di sorprendente originalità, mentre in Ali Hala Abada tutto rallenta e si immerge in un universo notturno e solitario che fluisce lentamente come le acque di un grande fiume. Alakarra chiude questo splendido album con un magnifico dialogo fra le due chitarre. Una musica cui è facile abbandonarsi totalmente irretiti nelle trame di un blues che parla all’anima.

Vieux Farka Touré & Khruangbin – Ali
7,5 Voto Redattore
8 Voto Utenti (1 voto)
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Nato nel 54 a Palermo, dal 73 vive a Pisa. Ha scritto di musica e libri per la rivista online Distorsioni, dedicandosi particolarmente alla world music, dopo aver lavorato nel cinema d’essai all’Atelier di Firenze adesso insegna lettere nella scuola media.

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