Dopo una prova deludente, cosa attendersi dal nuovo disco dei Wolf Parade?
Una indie band canadese? Non ci sono soltanto gli Arcade Fire: i Wolf Parade di Spencer Krug, Dan Boeckner, Arlen Thompson, Dante DeCaro (uscito nel 2019) e Hadji Bakara, tutta gente che milita o suona anche in altre band, arriva con Thin Mind al suo quinto disco e si è costruita una buona base di seguaci. Vero è che l’ultimo Cry Cry Cry non aveva impressionato troppo favorevolmente, virando verso una produzione troppo leccata.
Thin Mind: un ritorno alle radici per i Wolf Parade
Con Thin Mind però i Wolf Parade tornano in pista con rinnovata energia e una serie di tracce complesse quanto interessanti. La band sembra trarre ispirazione dal suo maggiore successo almeno di critica, ossia il disco d’esordio Apologies to the Queen Mary che nel 2005 aveva guadagnato paragoni con Roxy Music e David Bowie. Soprattutto i primi, con una forte mediazione, sono molto presenti in Thin Mind, a partire dall’eccellente singolo Julia Take Your Man Home con arrangiamenti di chitarre e tastiere come non se ne sentivano da un po’, mentre la ritmica pompa con la giusta dose di funk.
Un disco riuscito
È un biglietto da visita di pregio, e per fortuna non è l’unico. Forest Green, Out Of Control, The Static Age, praticamente tutta la prima parte di Thin Mind vede i Wolf Parade tornare alla forma di un tempo. La seconda è meno brillante, ma il power pop di Wandering Son almeno merita una citazione. Insomma fa piacere ritrovare a questi livelli una band che si credeva un po’ perduta in un panorama indie rock che peraltro in questo periodo non brilla per inventività. Per tornare a galla i Wolf Parade scelgono una strada almeno in parte nostalgica, ma lo fanno con grande classe, e alla fine è ciò che più conta.
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