L’album involontario (ma non troppo) degli Yo La Tengo.

There’s A Riot Going On è il disco digitale degli Yo La Tengo. E’ il disco accidentale degli Yo La Tengo. Questo dicono le notizie. In realtà l’ascolto non propone troppe novità rispetto alle modalità tipiche del trio di Hoboken. Soltanto le atmosfere risultano abbastanza specifiche.
Dunque, l’album nasce mentre James McNew, bassista della formazione, registra i compagni Ira Kaplan (chitarra) e Georgia Hubley (batteria) per provare un nuovo programma di computer. Da questo spunto occasionale è venuto poi fuori, quasi senza intenzione, il resto del lavoro.
There’s A Riot Going On. Sì ma la rivolta dov’è?
A dispetto del titolo fumantino, che cita alla lettera un celebre 33 giri di Sly & The Family Stone, qui di rivolta se ne ascolta ben poca (e nelle interviste Kaplan è piuttosto elusivo a proposito della scelta). Anzi, la musica scorre fluida, rilassata e tranquillamente notturna. O anche da passeggiata tra le felci, come da foto sul retro di copertina. Si potrebbe immaginare che il suonare senza obbiettivi specifici abbia funzionato bene in chiave di libertà d’espressione, di recupero senza troppa intenzione di passioni e attitudini consolidate.
Gli Yo La Tengo e le loro influenze
C’è il Briano Eno della musica per aeroporti e film (Shortwave) e c’è molta musica tedesca nella sua versione più liquida, dunque Cluster e Neu! versante Michael Rother (You Are Here). Ci sono, ovviamente gli stessi Yo La Tengo in varie fasi della loro carriera, sia quelli dream pop (Shades Of Blue) sia quelli da colonna sonora (Above The Sound). Spuntano anche un paio di sorprese tipo la chitarra ‘primitiva’ di Robbie Basho in Dream Dream Away e persino le vignette latine di Herb Alpert in Esportes Casual.
Chi a questo punto butti lì la parola psichedelia, non sbaglia di molto. E nemmeno ambient suona male. Ma il termine più azzeccato è forse serendipità, che non a caso appare in altre recensioni. Ovvero disponibilità d’animo nei confronto della scoperta, ma anche della riscoperta casuale. Solo che, trattandosi degli Yo La Tengo, tutto questo è aiutato da un’etica di artigiani saggi, competenti e senza spocchia.
Il flusso sonoro di There’s A Riot Going On
Il disco è molto bello nella prima parte, dove funziona bene la scelta di avvolgere le voci nel flusso sonoro (bravo John McEntire dei Tortoise come tecnico del suono). Nella seconda metà scompaiono le canzoni e prevale una dimensione sospesa, ascetica. Persino troppo, come forse troppo lungo è il disco: 63 minuti. Comunque sia, teniamoceli stretti gli Yo La Tengo di questo disco così come dei precedenti Fade e Stuff Like That There. Il loro modo quasi segreto di essere rassicuranti è è questa la vera “rivolta in corso” di fine anni ’10.
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