SAVAGES ADORE LIFE

SAVAGES ADORE LIFE

Oltre il post punk: Savages – Adore Life

Fra gli album più attesi in questo debutto d’anno un posto d’onore è occupato da Adore Life dei Savages. Secondo album del quartetto londinese declinato interamente al femminile, Adore Life arriva a tre anni di distanza dall’album di debutto Silence Yourself.  Jehnny Beth, al secolo Camille Berthomier (musicista francese a dispetto delle apparenze) è reduce dalla recente pubblicazione di Boy-Girl, brano in cui affianca Julian Casablancas nel remake del pezzo originariamente interpretato da Sort Sol con Lydia Lunch. Scelta decisamente interessante, quest’ultima, sia per il brano che gioca sui cliché dell’identità sessuale, che per il partner, l’eclettico leader degli Strokes, scelta che ci fa in un certo senso comprendere meglio anche lo spirito che è all’origine della seconda opera del gruppo. Definire infatti la band semplicemente come un gruppo post punk sarebbe riduttivo e ingeneroso.

Si parte bene

Ce ne accorgiamo subito, a partire dalle prime note dell’album che si apre con The Answer. Chitarre distorte, ritmo forsennato e incalzante, il brano ci travolge in una valanga sonora, sulla quale tuttavia emerge la voce di Jehnny che ripete come in un mantra: “If you don’t love me / You don’t love anybody/If you don’t love me/You don’t love anybody/Ain’t you glad it’s you?/ Ain’t you glad it’s you?/ Ain’t you glad it’s you?”. Come dichiarato dalla stessa autrice, il testo ci parla di cambiamento, di metamorfosi, di scelte e dei dubbi che nel compiere queste scelte ci accompagnano. È il Leitmotiv di questo lavoro, che a dispetto delle atmosfere a tratti cupe ma sempre sobrie ed estremamente pulite, e della musica e della voce di Jehnny, ha i colori netti dell’ottimismo e della consapevolezza di chi affronta la vita con coraggio e determinazione.

Adore

È anche più chiaro nel pezzo Adore, dove Jehnny canta: “I understand the urgency of life/ In the distance there is truth which cuts like a knife/ Maybe I will die maybe tomorrow so/ I need to say/ I adore life”. Le parole emergono sullo sfondo di una melodia semplice e pulitissima, scandita dai riff di chitarra e basso, per terminare su un crescendo di voce e batteria.

 

Come se si trattasse dei capitoli in successione di un romanzo, i brani che seguono, Slowing Down The World e I Need Something New riprendono le fila del discorso e chiariscono la filosofia del gruppo che rifiuta di essere incasellato in un genere o in uno stile e sperimenta qualcosa di nuovo e di assolutamente singolare. Atmosfere post punk certamente, dunque, ma qualcosa di più. Evil, seconda canzone dell’album, è una delle più interessanti a livello musicale : vi emerge bellissima la chitarra di Gemma Thompson cui fa da contrappunto la batteria di Fay Milton. Sperimentale e innovativo il brano che chiude, Mechanics, dall’atmosfera distopica in cui la voce di Jehnny risalta in tutta la sua singolare bellezza.

8,3/10

print

Milanese trapiantata a Parigi, fra filosofia e diritto, le mie giornate sono scandite dalla musica. Amo la Francia, il mare e il jazz. I miei gruppo preferiti ? I Beatles, i Radiohead, gli Interpol e gli Strokes.

Lascia un commento!

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.