Sleater Kinney NoCitiesToLove

Sleater Kinney NoCitiesToLove

Un ritorno inatteso in un anno di revival dei 90s

Suona strano, ma il 2014 è stato l’anno in cui gli anni ’90 non sono mai parsi così vicini. Un disco valido degli Weezer a due decenni dal loro capolavoro, una serie di revival indie-rock con reunion di gente che non faceva dischi dal 1999, un ritorno dell’emo delle origini in risposta all’esplosione di giovani band un po’ tutte uguali. Le Sleater-Kinney si sono sciolte nel 2006, ma cominciarono nel ’95, e va da sé che in momento storico del genere una loro reunion con No Cities To Love non suona nemmeno così sorprendente.

Sleater-Kinney – No Cities To Love

Rispetto a The Woods, il loro ultimo e grandioso disco, No Cities To Love suona come un passo indietro: meno psichedelia, meno sperimentazione, più pezzi corti, diretti, veloci.

 

Il tutto, alla fine, suona come un ottimo disco delle Sleater-Kinney (inclusi testi mordaci sul mondo d’oggi) che finisce troppo presto e non riesce a farsi desiderare. Alcuni pezzi, come la title-track o Price Tag in apertura, sono fatti apposta per restare, altri un po’ meno, ma resta il fatto che di band come loro ce ne sono poche, e va bene che siano tornate.

7/10

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Appassionato di musica, cinema e fotografia, ha costretto suo padre ad anni di Springsteenianismo acuto. Ora, quasi trentenne, pare essere guarito e ascolta il punk che avrebbe dovuto ascoltare a sedici anni.

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