di Marina Montesano
Annunciati come (ennesimi) salvatori del rock fra 2001 e 2002 per il loro esordio Highly Evolved, difficilmente gli australiani The Vines avrebbero potuto reggere una tale fama; sopravvalutati prima, ridicolizzati alla fine del decennio per un paio di prove effettivamente scarse e mollati da ogni etichetta, sembravano spariti per sempre. Si ripresentano invece con un doppio cd registrato in momenti diversi: il primo disco è quello che avrebbe dovuto costituirne il ritorno, ma poi la band ha continuato a registrare altre canzoni, confluite nel secondo. Non è una cattiva idea; oltre cinquanta minuti sarebbero stati francamente troppi, mentre ripartito l’ascolto è più piacevole. Sembra quasi che l’isolamento del cantante e leader Craig Nicholls abbia fatto sì che la band sia riemersa come da un letargo durato almeno dieci anni; shakerate Nirvana, Strokes e Oasis e avrete Wicked Nature. Potrebbe sembrare un giudizio non molto gentile, ma la verità è che Nicholls & co. hanno fatto un buon lavoro. In entrambi i dischi si alternano momenti più selvaggi, mentre altrove prevale una vena power pop addirittura beatlesiana che è forse quella più ispirata ed è anche la più lontana dai loro esordi. Non è il disco che li riporterà in vetta, ma certamente un ascolto simpatico.
6,8/10
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The Vines – Metal Zone