The Weeknd e Kiss Land: termina l’attesa
In un’epoca in cui le case discografiche sovente latinano quanto a idee, sta ai musicisti tirar fuori le proprie e offrirsi in modo intelligente sul mercato. Idee e intelligenza non sono mancate al canadese The Weeknd (nato Abel Tesfaye), che ha fatto parlare di sé durante tutto il 2011 grazie a tre interessanti mixtapes scaricabili gratuitamente. Le sue quotazioni sono schizzate e in tanti l’hanno voluto nei loro dischi mentre ancora non ne aveva uno tutto suo uscito ufficialmente; senza fretta, nel 2012 ha poi fatto uscire la trilogia, raccolta in un cofanetto a prezzo molto basso, e ora eccolo con uno dei dischi più attesi del 2013. Kiss Land, è bene dirlo subito, non delude: quanti l’hanno apprezzato finora potrebbero procedere all’acquisto a occhi chiusi.
Un disco che non delude
Ma andiamo con ordine. Apre Professional, che tra accelerazioni appena accennate e atmosfere sognanti racchiude la formula perfetta del ventitreenne canadese: una voce in falsetto che richiama quella di Michael Jackson e una produzione che può piacere tanto ai fans di Drake quanto a quelli del trip-hop o di James Blake. Difficile citare un brano piuttosto che un altro. Adaptation colpisce per l’uso insolito di un sample di Bring On The Night dei Police. Live For, con Drake, è forse la più immediata.
La successiva Wanderlust è l’unica con una ritmica più sostenuta e in un certo senso, vista la voce, quella che richiama maggiormente (con risultati ottimi) Michael Jackson: ma non in senso retrò, perché The Weeknd – Kiss Land è un disco radicato nel presente. Wanderlust è anche il brano che mostra quanto facilmente The Weeknd potrebbe sbancare le classifiche. La conclusiva Tears In The Rain è altrettanto magica, ma tutto il disco si ascolta e si riascolta senza stanchezze. Valeva la pena attendere due anni e mettere a punto questo arsenale.
8/10