I Vampire Weekend al terzo disco: Modern Vampires Of The City
Meno “etnici” che sull’omonimo disco d’esordio, più diretti che sul secondo Contra, ecco tornare i Vampire Weekend con un terzo disco di puro indie-pop; accattivante, vario ed eclettico, Modern Vampires of the City è un disco che piacerà a partire dalla copertina: una bella foto di New York avvolta nello smog. La musica che si ascolta nei suoi dodici brani è però prevalentemente limpida e solare, sia quando accelera il ritmo (Diane Young, Everlasting Arms), sia nei suoi momenti più sognanti (Obvious Bicycle, Hudson, Young Lion).
Anche i testi segnano una parziale svolta rispetto al passato. Meno centrati sui temi della gioventù privilegiata, provano ad approfondire i temi della mortalità, della spiritualità e delle complessità della vita moderna. L’arguto lirismo che contraddistingue la band traspare, con gli intelligenti giochi di parole del frontman Ezra Koenig che aggiungono profondità a ogni canzone. Sebbene i temi introspettivi e gli intricati arrangiamenti dell’album possano occasionalmente sconfinare nella pretenziosità o nell’eccessiva indulgenza.
Il Paul Simon di Graceland resta anche qui un punto di partenza e di riferimento importante: in un brano come Unbelievers in modo evidente, altrove più sottilmente. Folk, pop, indie rock sono mixati un un blend originale, con i ritmi che si rompono e si ricompongono. Tutto perfetto, insomma, forse anche troppo: i Vampire Weekend sono carini e la loro musica è intelligente, però alla lunga rischia di suonare leggermente soporifera, mancando di brani in grado di lasciare veramente il segno.
6,9/10