veronica falls

 veronica falls

di Antonio Vivaldi

Dopo il bell’esordio nel 2011, ricco di singoli già noti e ben rodati anche dal vivo, il secondo album dei Veronica Falls proponeva materiale esclusivamente nuovo e rischiava perciò grosso, considerando che il quartetto scoto-inglese gioca tutte le sue carte sulla melodia rapida e avvincente e non considera  troppo i cambi di registro: basta un calo di tensione ed ecco che  la noia è pronta a entrare in scena. Ascoltando   Waiting For Something To Happen si può dire che i Veronica Falls hanno pareggiato con se stessi e che, date le premesse, si tratta di un risultatone. Rispetto al passato poco cambia: un lavoro di produzione discreto rende le chitarre meno taglienti e un po’ alla R.E.M. prima maniera, mentre il gusto funerario-adolescenziale di certi titoli del recente passato lascia il posto a una più ragionevole malinconia da disadattamento romantico. Resta invariata invece un’ideologia sonica che si richiama ai gruppi vocali femminili anni ’60 e al britpop chitarristico anni ’80 e che fa molto affidamento sul lavoro tutto intrecci e rimandi delle voci (forse il tratto più caratteristico dei VF). Stabilito che il cambiamento nella continuità era la scelta musicale più ovvia, l’incognita maggiore era rappresentata dalla qualità del materiale: Diversi pezzi (Broken Toy, Shooting, Everybody’s Changing, Teenage) hanno i connotati dell’hit filante e al tempo stesso nostalgico e tutta la prima parte scorre che è un piacere, mentre solo verso la fine si avverte un po’ di stanchezza a dispetto di piccoli tentativi di variazione sul tema (Daniel gentilmente velvettiana). Chiaro che a questo punto diventa fondamentale il terzo album e lì i Veronica Falls potranno solo vincere o perdere; il pareggio l’hanno già usato.

7,0/10

httpv://www.youtube.com/watch?v=8A8yRqDIrBw

Veronica Falls -Teenage

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