wovenhand refractory

 wovenhand refractory

di Antonio Vivaldi

David Eugene Edwards è uno Hieronymus Bosch  dell’America profonda, un musicista in cui il radicamento della fede religiosa diventa ossessione, visione e persino delirio sotto un cielo sonoro di grande cupezza. C’è però del metodo nella sua pazzia e lo dimostra una conoscenza della Bibbia che, a giudicare dai testi delle sue canzoni, è articolata, profonda e duttile. L’esito  è così vorticoso e disturbante da risultare forse sgradito e di sicuro incomprensibile a quella destra religiosa statunitense che si nutre di pochi concetti e tanta stupidità. Non a caso negli Stati Uniti Edwards incide per un’etichetta laica, darkwave e noise come la Deathwish e che ha sede in un luogo che al nostro dovrebbe interessare molto: Salem, la città dei processi alle streghe.  Il guaio è che parlando del musicista di Englewood, Colorado si finisce per farsi attrarre quasi solo dal personaggio, dalla sua biografia degna di un romanzo di Flannery O’Connor e dai suoi occhi da matto, senza dar troppo conto della musica. A tale proposito bisogna dire che se Edwards è un imbattibile evocatore di immagini ed emozioni, non è però un grande compositore, quantomeno non nel senso di strofa-inciso-ritornello. Da questo punto di vista Refractory Obdurate è forse il lavoro più emblematico da lui inciso a nome Wovenhand. Il tiro è assolutamente strepitoso con sezione ritmica trascinante, chitarre tese al punto da ricordare a tratti i Sonic Youth e nitidi inserimenti di strumenti acustici, in particolare il mandolino, a ricordare il retaggio folk del periodo 16 Horsepower. Il fatto che i pezzi siano stati registrati dal vivo in studio ha evidentemente giovato al loro fluire a briglia furibonda, ma è altrettanto vero che sembra di ascoltare un monolite in più movimenti (con al centro il guizzo mediorientalista di Obdurate Obscura), anziché una sequenza di canzoni. Per creare un album davvero stupefacente, Edwards dovrebbe associarsi a qualcuno in grado di strutturargli i pezzi – qualcuno anche in grado di far vita con lui, cosa a quanto pare non facile.

7/10

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Wovenhand – Hiss

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