In ormai quasi perenne movimento tra le due sponde dell’Atlantico, Jolanda Moletta è passata anche da Sesto Fiorentino per presentare dal vivo il suo nuovo progetto She Owl.
Jolanda Moletta e il progetto She Owl
Con questo nome ha già pubblicato due dischi. Omonimo, 2013, e Animal Eye, 2015, con musiche e testi interamente suoi e arrangiati con la collaborazione del fedele Demian Endian. Che la accompagna anche alla chitarra, alle percussioni e le fa spesso da controcanto. Lei, pianista di formazione, si dedica alle tastiere e alle percussioni. In parte suonate dal vivo e in parte campionate prima di ogni pezzo. Queste ultime variano dall’essere a volte un delicato contrappunto ad altre in cui assumono un’ossessività quasi tribale.
I testi sono fortemente improntati al recupero di un rapporto viscerale tra uomo e natura, vegetale e animale. Che però va ben oltre un ecologismo di maniera, ma punta ad una compenetrazione di cui oggi si è ormai perduto il senso. Al primo ascolto alcuni possono sembrare ripetitivi, ma in realtà la loro iterazione è funzionale alla creazione di un vero e proprio “effetto mantra”. Effetto amplificato da una musica in felice bilico tra minimalismo, richiami celtici ed etnici di varia origine. Che però riesce a sfuggire da facili echeggiamenti New Age. La voce è un ulteriore valore aggiunto, dotata di indubbio talento melodico e di una gamma vocale notevolmente vasta.
La Bechelli Show Room laboratorio per la musica live
Da un pezzo all’altro, e anche all’interno dello stesso, può capitare di sentirla passare da tonalità calde e quasi cupe che richiamano voci come Nico a sonorità cristalline degne delle migliori interpreti del folk celtico rivisitato come Enya o Loreena McKennit. Testi, melodie, percussioni e voce contribuiscono a costruire un’atmosfera tra l’onirico e l’ipnotico. Un invito ad un viaggio di cui certo She Owl suggerisce la meta. Ma in cui ognuno è anche libero di scegliersi la propria. L’importante è predisporsi al viaggio e lasciarsi trasportare.
Anche stavolta chiudiamo con due parole sulla location. Una piccola sala annessa al laboratorio in cui un artigiano dell’elettronica applicata alla musica sta mettendo a punto un amplificatore per chitarra più piccolo di un beauty case e dalle prestazioni sorprendenti. Almeno in ambienti relativamente ristretti. Finché ci saranno persone così, sia tra gli interpreti sia tra gli organizzatori, ci sarà speranza per la musica dal vivo.