A 91 anni ci ha lasciato uno degli artisti italiani più conosciuti al mondo
È grazie a musicisti come Ennio Morricone che “l’arte italiana” di scrivere colonne sonore è diventata riconoscibile in tutto il mondo: ha attraversato generi (il famigerato spaghetti western, la commedia , i poliziotteschi, i drammi alto-borghesi) e forme, abbattendo distinzioni puerili tra musica alta e musica bassa, dove per la seconda si intendeva semplicemente le trovate del caro, vecchio pop.
Ennio Morricone e la colonna sonora come arte
Ennio Morricone non era solo nell’accostare onomatopee, fischi, strilli di trombe e nuances psichedeliche. Accanto a lui si sono allineati nomi come Piero Umiliani, Riz Ortolani, Piero Piccioni, Armando Trovajoli, Franco Micalizzi, tutti intenti a scrivere musiche che si sarebbero ricordate molto meglio dei film per cui erano state pensate. Rispetto a tutti costoro, però, Morricone è riuscito a smarcarsi da un periodo preciso, quello del boom della cinematografia italiana “di alto consumo” e di spaziare fra canzoni vere e proprie, musica sacra e una riconoscibilità che lo ha fatto amare da registi più o meno grandi, Scorsese e Tornatore compresi. Oltre all’immancabile Tarantino.
Per farla breve, oggi scompare dai radar una figura che ha reso possibile, per chi fa il compositore, momenti di gloria e visibilità che prima erano impensabili. A patto, come era per lui, di saperseli meritare.
A una delle composizioni più note di Morricone Tomtomrock ha dedicato questo articolo.