Rock e letteratura: La CIA ci spia

La CIA e il candidato manciuriano.

La CIA ci spia

In The Search For The Manchurian Candidate, un lavoro scritto da John Marks, racconta come sia stata la Cia negli anni cinquanta a diffondere in gran quantità alcuni stupefacenti – LSD e marijuana in particolare – come parte di un suo progetto denominato MKUltra. MK sta per Mind Kontrol. Notare l’utilizzo della “K” al posto della “C” in tipico stile KKK (Ku Klux Klan). Un espediente ripreso spesso da James Ellroy nei suoi allucinati dialoghi tra suprematisti bianchi. Lo scopo sarebbe stato di creare, tramite l’uso di droghe ipnosi e appositi trattamenti psichiatrici, un esemplare di assassino-automa a comando. Un agente manipolato che non sa di essere un agente e opera in assoluta incoscienza sotto il controllo altrui: il cosiddetto candidato manciuriano. Quanti ricordano il film The Manchurian Candidate del 2004 interpretato da Denzel Washington, remake dell’omonimo film del 1962 interpretato da Frank Sinatra? Ecco, la trama è quella.

 John Lennon vittima della CIA?

La CIA ci spia

Fenton Bresler, autore di The Murder Of John Lennon, sostiene addirittura che Mark Chapman, l’omicida dell’ex Beatle, incarni con pieno successo – tossicodipendente, bisognoso di figure di sostegno, psicologicamente instabile – il profilo del Manchurian Candidate e sia stato indotto dai servizi segreti, sotto l’effetto combinato di droghe e ipnosi, a premere il famoso grilletto davanti all’abitazione di John. Mah, che dire? Solo che Lennon combatté a lungo  per ottenere il permesso di soggiorno negli Stati Uniti e scomodo lo era davvero. Ma lo stesso John Marks puntualizza che la Cia alla fine non riuscì a costruire il “candidato manciuriano” e che l’esperimento alchemico fallì. Anzi contribuì perversamente a dar vita alla controcultura hippy o di protesta e al dilagare dello spaccio, fenomeni che la Cia sarebbe poi stata impegnata a combattere e arginare nei decenni successivi. Il robot umano rimase non funzionante.

I Grateful Dead e MKUltra

Interessante semmai apprendere che i Grateful Dead – ignari delle velleità del progetto? soltanto desiderosi di uno sballo tra l’altro ben remunerato? – si proposero come cavie del MKUltra e la commistione di rock e mescalina generò quelle visioni lisergiche a cui devono la loro celebrità. Questo per dire che le ramificazioni tra rock e intelligence sono ancora tutte da esplorare. Genitori e figli hanno spesso un rapporto complicato. Si pensi, per esempio, che i padri di Brian Jones, Jim Morrison e Stewart Copeland dei Police erano tutti arruolati in mansioni delicate presso gli apparati militari delle loro rispettive nazioni.

La CIA ci spia

Martin Luther King invece parlava di amore e fratellanza. Giustamente ricevette grazie al suo messaggio l’onorificenza più alta, il Nobel per la Pace. Contrariamente a Bob Dylan accettò il premio senza tergiversare esprimendo una fede durevole negli Stati Uniti e nella lotta per l’uguaglianza senza alcun ricorso alla violenza. My God They Killed Him s’intitola una canzone scritta da Kris Kristofferson e successivamente coverizzata da Dylan. Mio Dio, l’hanno ucciso!

CIA e FBI raccontati da James Ellroy

James Ellroy mette nero su bianco che il direttore dell’Fbi si indignò per la decisione di Stoccolma e ne fece una questione personale. Assistiamo nella Trilogia di James Ellroy al lento decadimento di J. Edgar Hoover, da brillante manipolatore e sommo stratega a figura dominata da odio e paranoia. Non è ben chiaro nelle pagine di Sei Pezzi Da Mille (secondo capitolo della Trilogia) quanto e se egli organizzasse, ma senz’altro sapeva e approvava. Questo è il verdetto di Ellroy su Hoover, sul personaggio che lui ha ricostruito sia nella sua immaginazione sia basandosi sui dossier in suo possesso. Ne viene fuori una personalità perfida e intrigante. Uno spietato combattente della controcultura e dei diritti civili, non lucido abbastanza da capire che sopprimere non basta. Fu senz’altro un uomo che non esitò ad applicare il suo sadismo istituzionale mettendo i musicisti rock sotto sorveglianza. L’Fbi continuò a farlo dopo la sua scomparsa.

Basti ricordare la satira di Fingerprint File dei Rolling Stones dove un Mick Jagger incazzato, mentre conversa amorosamente al telefono con una ragazza, se la prende con “qualche stronzo dell’Fbi” che sta sicuramente ascoltando le loro parole da un altro apparecchio…

Parlando di CIA si arriva sempre a John Kennedy

I dietrologi addirittura sostengono che la versione originale di The Manchurian Candidate del 1962 fosse stata utilizzata, dai russi o dagli americani, allo scopo di plasmare e programmare Lee Harvey Oswald per l’uccisione di Kennedy. Una coincidenza da brividi è comunque l’omonimia tra l’omicida di Kennedy in carne e ossa, Lee Harvey Oswald, e l’attore protagonista del film del ’62, Laurence Harvey. La vita imita l’arte e non viceversa. Nel film il candidato manciuriano Laurence Harvey cambia il bersaglio all’ultimo momento risparmiando la vita del presidente. Nella vita reale Lee Harvey Oswald riesce a fare centro.

Rock e letteratura: La CIA ci spia

“Ho sognato che ero il presidente di questi Stati Uniti / Ho sognato che ero giovane e in gamba e non fosse tutto da buttare via / Ho sognato che la vita e la razza umana avessero un senso / Ho sognato che un giorno sarei stato in grado di comprendere / Come qualcuno abbia potuto sparargli in pieno volto / Oh, il giorno in cui John Kennedy morì”. Sono versi di Lou Reed tratti da The Day John Kennedy Died.

La storia dei fatti purtroppo dimostra come spesso, in questo assurdo gioco del serpente che si mangia la coda, il pericolo non esistesse prima dell’intervento dei servizi segreti, che praticamente creano il pericolo per poi combatterlo, spesso uscendone sconfitti.

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Trevigiano di nascita e romano di adozione. Nel maggio 2016 ha pubblicato “Ballando con Mr D.” sulla figura di Bob Dylan, nel maggio 2018 “Da Omero al Rock”, e nel novembre 2019 “Twinology. Letteratura e rock nei misteri di Twin Peaks”.

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