Jessica Pratt - Quiet SignsCity Slang - 2019
Jessica Pratt - Quiet Signs
City Slang – 2019

Ormai trentenne ma dall’aspetto di bambina, Jessica Pratt giunge al traguardo del terzo album. Eppure è ancora  difficile incasellare il suo genere musicale. Nonostante la predominanza di voce e chitarra, la cantautrice losangelina non ha niente, o quasi, da spartire con il folk, e anche nel vasto reame del pop ci sta piuttosto stretta. Aggiungiamo, ripetendo un’osservazione fatta per il suo disco del 2016, On Our Own Love Again,  che non  è per niente facile abituarsi alla sua voce, una voce misteriosa che suona (in sintonia con l’aspetto) infantile, o meglio, senza età, a tratti  anche un po’ inquietante. Questi aspetti peculiari sono esaltati  dalle  tecniche di registrazione sotto forma di un abile gioco di  echi e riverberi.

Quiet Signs, primo disco ‘professionale’ di Jessica Pratt

Peraltro, Quiet Signs è il primo disco di Jessica Pratt  con una produzione  altamente professionale. Nonostante le insolite premesse, durante  l’ascolto  si crea presto un’assuefazione ipnotica, che si mantiene viva  per la breve mezz’ora dell’album. Le canzoni, sempre un po’ scarne,   ci portano  in una dimensione musicalmente  aliena,  con suggestioni cinematografiche, magari lynchiane,  sempre dietro l’angolo; l’apertura strumentale di Opening Night cita però il grande  John Cassavetes.

 

Tra i titoli che per primi si insinuano nella mente si possono citare l’algida  Poly Blue, che cela sentori di bossa; oppure Crossing,  quasi psichedelica, con un passo vagamente affine agli  Espers di Meg Baird. Continuando nel  gioco delle somiglianze, lo scarno  scambio  tra voce e chitarra di This World Around potrebbe ricordare anche la Tracey Thorn pre-Everything But The Girl. Il vortice di nomi non intacca comunque l’originalità della proposta  che merita un ascolto ripetuto.

Una volta  messo in loop, Quiet Signs sembra provenire da ogni angolo della casa, e se vi girate di colpo, potete persino intuire una presenza dietro di voi, come in un b-movie, ma di quelli con una buona colonna sonora…

Jessica Pratt - Quiet Signs
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Recensore di periferia. Istigato da un juke-box nel bar di famiglia, si cala nel mondo della musica a peso morto. Ma decide di scriverne  solo da grande, convinto da metaforici e amichevoli calci nel culo.

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