A Walk on the Wild SideCassia - 2018

A Walk on the Wild Side – Vita e opere di Lou Reed

A Walk on the Wild Side
Caissa Italia – 2018

Anthony DeCurtis ha scritto un’esauriente biografia di Lou Reed pubblicata in Italia dalla casa editrice Caissa Italia. Il critico musicale è nato, cresciuto e ha frequentato New York come Lou Reed. All’interno di A Walk on the Wild Side – Vita e opere di Lou Reed, vengono ripercorsi i pregi e i difetti di un artista unico nel saper reinventarsi in 14 vite e in mille facce, come canta nel brano Trade In tratto da Set The Twilight Reeling.

Al di là dei cambiamenti Lou Reed si è sempre mantenuto fedele ad una costante fissa, l’importanza delle parole in tutte le sue composizioni. Si innamora da giovanissimo del rock’n’roll e della sua forza coinvolgente, e decide fin da subito di non sprecarne l’impatto con testi che non hanno nulla da dire. Si concentra sull’autenticità rifiutandosi di cantare su qualcosa che non avesse sperimentato personalmente. Riesce a laurearsi ma disprezza le università e considera l’unica poesia decente del suo secolo quella incisa nei dischi dei suoi musicisti preferiti.

La vita e le canzoni di Lou Reed

Il libro diventa davvero interessante non appena affronta un tema delicato riguardante l’autenticità: fino a che punto può spingersi l’artista nel raccontare le sue vicende? Esse sono sì personali, ma non possono non coinvolgere gli altri, sia chi gli sta vicino sia chi lo ascolta nei dischi e dal vivo. Lou Reed, per esempio, smette per un certo periodo di eseguire Heroin in pubblico dopo che i suoi fan gli confessano di essersi bucati per la prima volta dopo averla ascoltata.

 

Non dev’essere facile vivere accanto a una rockstar e a un poeta. A un certo punto devi dare per scontato che qualsiasi cosa tu dirai o farai potrà essere usata contro di te. Racconta la prima moglie di Lou Reed che la scena della coppia con la sangria in Sunday Morning è la descrizione di una loro uscita nel fine settimana. Purtroppo il loro matrimonio in frantumi verrà poco dopo immortalato nell’album Berlin senza alcun compromesso. La disintegrazione della coppia di Berlin senz’altro racchiude un insieme di storie reali trasformate in una sola nei brani, ma chi sta vivendo quella situazione in prima persona non può non esserne urtato. Il problema di mettersi a nudo se sei un artista è che inevitabilmente trascini gli altri con te.

Come in Walk on the Wild Side, Lou Reed anticipa i tempi

Lou Reed ha un bel dire di essere uno scrittore libero di inventare. Ma se in My Old Man accusa esplicitamente suo padre di picchiare la madre come può poi sorprendersi se i suoi famigliari se ne risentono?

Non esiste una bussola con cui orientarsi nel terreno minato della letteratura. A conti fatti Lou si è incaricato della missione di andare sino in fondo. Lo dimostra la sua storia. Dando voce alla dipendenza farmacologica e alla transessualità, anticipa i tempi. Non curandosi di non avere hit e quindi di non scalare le classifiche, si appella ai posteri o ai decenni successivi per il dovuto riconoscimento come sempre hanno fatto i grandi artisti nel corso dei secoli. Così facendo crea la scena underground alternativa per i musicisti rock.

La maturità di Lou Reed

Lo penseresti un maledetto e lui abbandona la sua identità legata ai bassifondi, compie i 12 passi dell’Alcolisti Anonimi e si ripulisce dalla tossicodipendenza. Continua però a voler mettere a nudo il proprio cuore, a voler crescere in pubblico. Per quanto l’ambiente della droga gli faccia ormai quasi schifo non rinuncia a comporre canzoni sull’abisso – spesso prive di lieto fine – con cui esplora temi ostici, dall’incesto al parricidio alla violenza nelle sue varie connotazioni. Subentra una nuova consapevolezza politica e si allargano i confini della sua ricerca artistica, non più limitati soltanto al rock’n’roll sebbene esso rimanga al cuore della sua opera.

Man mano che esplora i campi del teatro, della fotografia e delle arti marziali succede che i suoi vecchi lavori vengono a reclamare la loro rivincita e suscitano un rinnovato interesse. Adesso finalmente le sue sperimentazioni più estreme di allora trovano un loro seguito e un loro posto nella storia del rock, a insegnarci che l’atteggiamento underground di Lou Reed – raggiungere il successo alle proprie condizioni oppure non raggiungerlo affatto – alla fine ha pagato.

New York

Like A Possum, dall’album Ecstasy, dura la bellezza di 18 minuti e parla del vuoto lasciato dagli amici che se ne sono andati per via dell’abuso di sostanze o in seguito a malattie come l’Aids e il tumore. “I’m the only one left standing”, grida Lou nel vano tentativo di contenere la sua rabbia per essere l’unico rimasto di una specie umana che ha percorso in lungo e in largo le vie di Manhattan, ne ha cantato il fascino ed è ormai in via d’estinzione. Ora che se n’è andato lo stesso Lou Reed, la città non ha mai smesso di essere in lutto. Un giorno sicuramente gli dedicheranno una piazza, ma non basterà.

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Trevigiano di nascita e romano di adozione. Nel maggio 2016 ha pubblicato “Ballando con Mr D.” sulla figura di Bob Dylan, nel maggio 2018 “Da Omero al Rock”, e nel novembre 2019 “Twinology. Letteratura e rock nei misteri di Twin Peaks”.

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