Le molte facce di Jack White
Jack White è stato in questi anni uno fra i musicisti-compositori più prolifici: con i White Stripes, naturalmente, oltre che con i Raconteurs e i Dead Weather; per non parlare poi della sua attività di produttore e di promotore di musica e di artisti, nuovi e del passato. Curioso allora aver dovuto attendere tanto per avere un suo LP solista: diciamo subito che ne valeva la pena, non perché sia un disco rivoluzionario rispetto alla sua discografia precedente, ma perché arriva a ricordarci come in questa feconda carriera Jack White abbia firmato ben più di un classico e si sia inscritto di diritto nella grande tradizione del blues e del r’n’r americani.
Jack white torna con Blunderbuss
Se, come si è letto, Blunderbuss è un disco post-divorzi (dai White Stripes, dalla moglie), bisogna dire che questi non hanno ispirato sentimenti di maliconia, perché sdegno, rabbia e una bella vitalità percorrono tanto i testi quanto la musica.
Musica che, contrariamente a quello che sarebbe lecito aspettarsi da un virtuoso della chitarra, è piuttosto basata sugli arrangiamenti pianistici, sebbene le eccezioni non manchino. L’esplosiva Sixteen Salteens e la lirica Weep Themselves risultano ai primi ascolti i brani vincenti, ma è l’insieme a convincere e a confermare Jack White come uno dei grandi protagonisti della musica contemporanea.
8/10