Tra ambient, classica e sperimentazione, Nine Hundred Fifty Seven è l’album d’esordio di Francesco Ziello.
Difficile da qualificare, Nine Hundred Fifty Seven rappresenta l’esordio del polistrumentista e compositore Francesco Ziello. Quattordici composizioni che mescolano stili differenti, con un tratto sperimentale che tuttavia non aliena l’ascoltatore.

Si tratta di un progetto complesso, del quale forse è opportuno leggere accompagnando l’ascolto. Con Nine Hundred Fifty Seven, Francesco Ziello realizza un concept dedicato alla storia di Jeffrey Dahmer, del quale fin troppo si è letto e scritto. Il “mostro”, il “cannibale” di Milwaukee, autore di una serie di efferati omicidi a sua volta ucciso in carcere dopo la condanna all’ergastolo (anzi a molti: 957 sono gli anni della pena inflittagli). Si può supporre che la voce di Dahmer sia quella si ascolta in lontananza estrapolata da un’intervista nella quale parlava di isolamento mentale, un tema evidentemente caro all’autore. Niente di troppo allegro, ma il disco, sebbene percorso da un’inquietudine di fondo, non gioca soltanto su toni di cupezza.
Il percorso dell’autore
Il trattamento delle sonorità di Nine Hundred Fifty Seven deve tutto alla preparazione di fondo di Francesco Ziello. Negli ultimi anni ha partecipato a vari festival, quali ArteScienza, Emufest, FestivalContro, come performer, interprete di musica contemporanea e compositore elettroacustico. Il suo curriculum cita attività di ricerca musicale con le loro possibili applicazioni verso patologie neurologiche. Che fra musica e attività mentali vi siano legami forti è peraltro un campo di ricerca che ha radici profonde e che ha interessato l’etnomusicologia da tempo. Dunque il disco d’esordio si collega a una lunga attività pregressa. Da polistrumentista, Ziello si serve di pianoforte, chitarra elettricae a 12 corde, uno zither degli anni ’50 ed elaborazioni elettroniche varie.
Inutile citare un brano o un altro: Nine Hundred Fifty Seven è un disco che si gusta nell’insieme. Lontano da tentazioni pop, ha comunque molto della colonna sonora, con l’alternarsi di rumori e toni sommessi, il che aggiunge molto in atmosfere e sottrae qualcosa alla godibilità del progetto privilegiandone la cerebralità. Nell’insieme però è un esordio ricco di talento e di coraggio, che nel panorama italiano sono qualità non scontate.
Be the first to leave a review.