9: il disco “eccessivo” dei Pond

Semplicemente intitolato col numero 9 che indica appunto la nona produzione per la band australiana di Perth, il nuovo album dei Pond (Spinning Top Records) si distingue dalle precedenti prove per una frenetica e pulsante sperimentazione. Ha ragione il cantante Nick Allbrook a spiegare che: «Dopo tre album di raffinato psych-pop, abbiamo guadagnato la nostra ricompensa per fare qualcosa di completamente fottuto». I brani nascono dalle registrazioni su nastro delle loro jam, poi tagliate e rimontate e il risultato è un disco eccessivo, eclettico, ricco di idee musicali che si accavallano, inseguono. La direzione cambia continuamente, si può esserne frastornati e non sempre è facile cogliere il bandolo dell’intricata matassa per poterlo apprezzare in pieno.

9 inizia bene…

Il lavoro si apre con la vulcanica Song for Agnes in un convulso mix di batteria ipnotica, synth frementi, cori di voci bianche che si alternano al pathos di Allbrook fino al suono solitario di un sax.  Questa vena concitata si conferma in Human Touch, brano che ha tutti numeri per diventare l’hit della band, ottimo per scatenarsi sui suoi ritmi implacabili, mentre Allbrook canta il ritorno alla vita dopo il lockdown, che in Australia è stato particolarmente feroce: «Ho bisogno di un po’ di connessione umana / Ho bisogno di un tocco umano / Sono stato dietro questi schermi così a lungo» Il clima si fa meno rovente, ma anche meno coinvolgente, col funky di America’s Cup.

…ma poi i Pond si perdono un pochino

Il difetto del disco non sta tanto nella disomogeneità dello stile, quanto nel non riuscire sempre a mantenere la qualità, ondeggiando fra proposte radicali e a volte anche ardite e altre occhieggianti al mainstream. Così Pink Lunettes sposa ritmi dance infuocati e certamente divertenti, ma gli preferiamo i toni un po’ malinconici, sognanti e scuri di Czech Locomotiv con i quali la voce di Allbrook è più in sintonia, e qui rispunta il raffinato psych-pop, per fortuna non abbandonato del tutto. In questo accavallarsi di stili troviamo poi una Rambo tropicaleggiante che flirta col cattivo gusto alla Of Montreal, l’enfasi drammatica di Gold Cup/Plastic Sole e a chiudere la ballata Toast, romantica e decadente che conferma come questa volta i Pond abbiano guardato decisamente verso gli anni Ottanta.

Pond - 9
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Nato nel 54 a Palermo, dal 73 vive a Pisa. Ha scritto di musica e libri per la rivista online Distorsioni, dedicandosi particolarmente alla world music, dopo aver lavorato nel cinema d’essai all’Atelier di Firenze adesso insegna lettere nella scuola media.

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