Matthew E White – Fresh Blood.
Il brano d’apertura di Fresh Blood, Take Care Of My Baby, rappresenta uno splendido inizio, come se gli elementi accostati uno accanto all’altro da Matthew E White nell’opera prima Big Inner qui interagissero ancora meglio, dall’amore per il soul di Marvin Gaye a quello per il pop in stile Bacharach fino al tocco personale dato dall’introversione tipica del genietto da studio di registrazione; il tutto a creare un groove complessivo in perfetto equilibrio fra il suadente, il sensuale e l’incalzante. Si prosegue ancora bene con la fluida e simpaticamente polemica Rock & Roll Is Cold (il r’n’r è freddo mentre il gospel è caldo – non è vero ma parliamone) e con Fruit Trees, dove fiati e cori scintillanti contrappuntano una vaga inquietudine di fondo e la voce di White pesca note profonde che dovrebbe usare più sovente.
Una seconda parte meno riuscita
Da qui in poi le pile del disco poco a poco si scaricano e si arriva torpidamente alla fine lungo una sequenza di pezzi piacevoli e benissimo strutturati eppure mai disposti ad accelerare, né come andamento ritmico né come scatti emotivi, anche quando affrontano argomenti seri quali gli abusi ai minori nella chiesa cattolica (Holy Moly) o la morte di Philip Seymour Hoffman (Tranquillity).
Si appiattisce anche la voce, carezzevole certamente ma a volte narcolettica. Questa ricerca persino eccessiva della misura elegante è la stessa che ha caratterizzato un paio di mesi fa l’esordio di Natalie Prass, non a caso prodotto da White, e va dunque considerato il marchio di fabbrica del musicista virginiano, del suo troppo metodo con poca pazzia. Non è un grande augurio quello che stiamo per fargli, ma una fidanzata spezzacuore forse lo aiuterebbe a modificare questi equilibri già un po’ risaputi a soli tre anni dall’esordio discografico e a mettere un po’ di rock & roll (caldo, naturalmente) nella sua musica.
6,8/10