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Due concerti a confronto per una fra le tournées dell’anno.

PARIS

di Mariangela Macocco

Collaborations Don’t Work cantano gli FFS, ovvero il supergruppo costituito dai Franz Ferdinand di Alex Kapranos e Nick McCarthy e dai fratelli Ron e Russell Mael degli Sparks.
In realtà la collaborazione fra il gruppo scozzese e gli eccentrici californiani, punto di riferimento e fonte di ispirazione per gran parte del movimento glam rock di fine anni ’70-inizio ‘80 ha funzionato in modo eccellente sin dall’inizio come testimonia un album divertente e trascinante e come si puὸ verificare di persona ai concerti degli FFS, che hanno appena iniziato un tour europeo, in larga parte sold out già da mesi.
Lo scorso 26 giugno gli FFS hanno fatto tappa al Bataclan di Parigi. Il gruppo si era esibito la domenica precedente in un concerto gratuito alla Maison de la Radio, diffuso in diretta, ed erano quindi attesissimi per la data parigina del 26, per la quale i biglietti si erano venduti, nel giro di qualche minuto, mesi fa.
Non mi ha dunque per nulla meravigliato la lunga fila in attesa di entrare di sala, già da ore, al mio arrivo alle 18.
Il pubblico parigino degli FFS è estremamente eterogeneo : moltissimi i francesi, molti i britannici, tanti anche gli italiani in trasferta per assistere al concerto. Certo la maggioranza del pubblico era costituto da fan di vecchia data del gruppo scozzese, felici di assistere ad una esibizione insolita ma anche fondamentalmente coerente, all’interno del loro percorso creativo, dei Franz Ferdinand.
I Bon Voyage Organisation, che hanno fatto da opening act, ci hanno subito fatto intendere quale sarebbe stato lo spirito dell’intera serata. La loro infatti è una divertente pop dance, dal sapore anni 80. In alcuni momenti sembrava di essere stati catapultati allo Studio 54. Decisamente un gruppo divertente e gradevole.
L’arrivo degli FFS in scena è sulle note di Johnny Delusional dall’album di debutto del supergruppo. Alex Kapranos e Russell Mael guadagnano il centro del palco e danno inizio senza troppi preamboli a una serratissima esibizione. A Johnny Delusional seguono The Man Without A Tan e una divertentissima Save Me From Myself , che precede la prima delle cover dei Franz Ferdinand, Do You Want To, che è anche la prima occasione durante la quale Kapranos imbraccia la sua chitarra.
Seguono in un ritmo incalzante brani degli FFS (Little Guy From The Suburbs e Dictator’s Son fra gli altri) inframmezzati qua e là da cover degli Sparks come The Number One Song In Heaven e This Town Ain’t Big Enough For Both Of Us, bellissima in versione live , e cover dei Franz Ferdinand come Michael.
Il sound è uno strano mélange fra il glam rock degli Sparks e il rock serrato e ritmatissimo dei Franz Ferdinand, che fa da sfondo alle voci di Kapranos e Mael : il risultato è eccezionale e se già si era affascinati dalla versione registrata, dal vivo l’atmosfera è esplosiva. Aggiungiamo le gag dei fratelli Mael, Russell in primo luogo, ma anche Ron a tratti, quando lascia le tastiere e si lancia in qualche passo di danza e il tuffo nel pubblico di Nick McCarthy e si avrà l’idea della serata caldissima e divertente.
Il trio di canzoni che precede la pausa è un crescendo: Police Encounters e Piss Off e la attesissima Take Me Out che da anni fa ballare e cantare a squarciagola il pubblico che affolla i concerti di Kapranos e soci e sulle cui note Russell Mael finge di cantare annoiato, mettendo in scena uno sketch un po’ bizzarro e surreale.
Per l’encore un altro brano degli Sparks, When Do I Get To Sing My Way, una bellissima versione di Call Girl e per finire la già citata Collaborations Don’t Work.
Gli FFS ringraziano e danno appuntamento al pubblico per Rock en Seine. Non mancheremo.

 

ffs bataclan setlist

GENOVA

di Antonio Vivaldi e Mauro Carosio

I giovani (e soprattutto le giovani) sono sotto il palco del Boa Goa per Alex Kapranos e i Franz Ferdinand. Quando parte Take Me Home battono le mani felici e pieni di vita. I meno giovani sono anche meno numerosi, ascoltano gli Sparks dai tempi di Kimono My House e hanno la faccia commossa già al primo istante di This Town Ain’t Big Enough For Both Of Us. Uno batte la mano sulla spalla del vicino che fa una smorfia di dolore e gli dice “Piano, che ho un versamento”. Pieni di vita anche loro, comunque.
Poi arriva The Number 1 Song In Heaven e le due generazioni si uniscono nell’alzare l’indice al cielo e nel tributare un’ovazione a Ron Mael (“aspetto da questore di Reggio Calabria anni ‘50” dice qualcuno) quando si alza dal piano e per 40 secondi si produce in un balletto tra il goffo e il metafisico.
Difficilmente l’unione di due nomi illustri della storia del rock riesce ad arrivare a livelli così elevati. I Franz Ferdinand e gli Sparks sembrano un’unica band da sempre. Il disco a nome FFS è un capolavoro assoluto da ogni prospettiva lo si osservi e dal vivo siamo di fronte a una vera apoteosi, come si può intuire già dal poderoso attacco di Johnny Delusional. Occorre dire che Russell Mael, classe 1948, canta meglio di Alex Kapranos, classe 1972. La sua voce è rimasta inalterata, anzi col tempo sembra addirittura impostata, una voce da musical incapace di sbagliare una nota a dispetto dell’usura da palco e di una maglia-poncho con collo dolce vita che fa sudare solo a vederla. Invece Kapranos ogni tanto ha qualche calo, ma in compenso pare il James Bond dell’indie rock e si capisce che ha imparato a stare sul palco dai vecchi maestri della new wave anni ’80. Balla e si muove trascinando il solitamente composto pubblico genovese, questa volta rinforzato da ampi innesti nazionali e internazionali. (*)
Anche strumentalmente la musica viaggia sempre in grande tiro, grazie in particolare a un solido batterista in pigiama a pois, e non perde mai brio nel suo viaggi fra il passato remoto degli Sparks (Achoo) e quello più recente dei “Franz” (Walk Away) per poi arrivare al presente del disco in comune, da cui provengono due ottime stesure di Call Girl e Dictator’s Son.
Strano a dirsi, il concerto si chiude senza bis e con qualche spostamento di brani rispetto ad altre date. Ad esempio la title-track dell’album, Collaborations Don’t Work (ormai una performance quasi cabarettistica), viene spostata a centro scaletta anziché nel finale, dove per logica dovrebbe stare. Si potrebbe dunque pensare a una performance svogliata, ma i musicisti paiono contenti e tonici (forse perché corroborati dalla focaccia che Russell menziona con entusiasmo), suonano più o meno quanto a Glastonbury o a Parigi, ovvero  intorno all’ora e un quarto, e chiudono alla grande con Piss Off, un saluto simpatico e sfrontato allo stesso tempo.
Chi si lamenta per questioni di minutaggio può ancora trovare in vendita i biglietti per Ligabue e Campovolo.

ffs bataclan 2

(*) Un appunto localista: Genova risulta sempre più fuori dai circuiti musicali della grande musica internazionale. L’unico evento degno di nota è stato il concerto di FFS. Per chi se ne è accorto ovviamente! Pubblicità pochissima, trovare il biglietto è stata un’impresa ardua, dal momento che la prevendita era in un piccolo ufficio vicino all’acquario aperto dalle 14 alle 15 oppure alla posta centrale, luogo di attese infinite. Non è stata una sorpresa quindi trovare tra il pubblico tanti stranieri che non avendo trovato biglietti in Francia sono approdati a Genova per l’occasione.

httpv://www.youtube.com/watch?v=lm4WxgjvBa8

Bataclan – 26.06.2015

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