The Death of Slim Shady è arrivato ed è una bella sorpresa.
The Death of Slim Shady (Coup de Grâce) è il dodicesimo album di Eminem e non è destinato a colmare il gap fra ciò che i critici ne dicono e quello che ne pensano i fan. I fan, che continuano a essere legioni e ad attraversare le generazioni, da quelli che (come me) l’hanno scoperto con The Slim Shady LP nel 1999 e i bambini-adolescenti attuali. Perché ci sono rapper, come Travis Scott, che certo meglio incontrano i gusti contemporanei dei giovani fan, ma Eminem è ancora lì, e il successo del primo singolo tratto da The Death of Slim Shady (Coup de Grâce), Houdini, lo ha mostrato chiaramente. Il nuovo disco non cambierà la situazione: sarà apprezzato e persino venerato dai fan, mentre si accumuleranno le recensioni dubitative.
I collaboratori di Eminem in Eminem – The Death of Slim Shady (Coup de Grâce)
The Death of Slim Shady (Coup de Grâce) è pubblicato dale storiche etichette di Eminem: Shady Records, Aftermath Entertainment, Interscope Records. È prodotto da Eminem, insieme a Dem Jointz, Fredwreck, Cubeatz, Cole Bennett e ai frequenti collaboratori Dr. Dre e Luis Resto, tra gli altri. Contiene diverse collaborazioni, nessuna delle quali con star del suo calibro: ricordiamo White Gold, Sly Pyper, JID, Dem Jointz, Ez Mil, Skylar Grey, Big Sean, BabyTron e Jelly Roll.
Slim Shady ci riporta all’inizio del millennio
Il concetto che attraversa il disco è fumettistico come molte delle idee di Eminem: Marshall Mathers la fa finita con l’alter ego Slim Shady, che la copertina ci mostra in una body bag. Come indicava chiaramente il singolo Houdini, con il campionamento di Without Me da The Eminem Show (2002), The Death of Slim Shady (Coup de Grâce) ci riporta direttamente agli inizi degli anni 00. Se fosse uscito come quarto disco al posto di Encore nessuno se ne sarebbe lamentato, anzi, avrebbe fornito un seguito migliore alla mitica trilogia degli esordi (lasciando da parte l’Eminem pre-Dre di Infinite). Vero che in The Death of Slim Shady c’è qualcosa che ricorda un suono più contemporaneo (Fuel con JID, Tobey con Big Sean e BabyTron), e un paio di pezzi più Marshall Mathers anni ‘10 che Slim Shady (Temporary con Skylar Grey e Somebody Save Me con Jelly Roll), ma buona parte del disco ci riporta dritti a vent’anni fa.
https://youtu.be/22tVWwmTie8
È un male? No! La musica di Eminem, che tanto ha fatto per imporre il rap come uno dei linguaggi più universali, in fondo è sempre rimasta nella sua bolla. Essenzialmente pop da una parte, dall’altra guidata da uno dei rapper più straordinari che siano mai apparsi. Per chi ha amato soprattutto quell’Eminem lì, quello dei giochi di parole infiniti, delle rime impossibili, The Death of Slim Shady è una vera delizia.
I momenti migliori
L’inizio del disco è straordinario; la sequenza Renaissance, Habits, l’interludio Trouble e Brand New Dance, restituisce un Eminem per il quale il tempo sembra non essere passato. Dopo un leggero rallentamento con Evil e lo skit All You Got, di nuovo una sequenza eccellente composta da Lucifer, Antichrist, Fuel, Road Rage. Gli obiettivi polemici vedono giusto un aggiornamento tematico rispetto al passato: dall’attivismo transgender all’obesità body-positive, dal PC di un tempo alla cancel culture odierna. Senza dimenticare i colleghi accusati di gravi violenze sulle donne, da P Diddy a R Kelly, che Eminem non risparmia, ricordando peraltro che “They’re callin’ Shady misogynistic / While raisin’ three daughters, two graduated from college with honor” (Habits). Il verso 2 di Road Rage che menziona Lizzo non andrà giù facilmente e il 4 con una delle molte menzioni di Caitlyn Jennen ugualmente, entrambi sono spettacolari, ma i testi nel complesso avranno bisogno di tempo per essere digeriti, non tanto per i temi, ma per l’articolazione e la capacità di tenerli insieme. Di nuovo, non sono tanto gli argomenti, quanto il modo di parlarne a rendere Eminem ciò che è, e su questi pezzi lo troviamo in forma straordinaria.
Un finale altalenante
L’ultima parte, dopo la divertente Houdini, dovrebbe essere quella che porta alla morte di Slim Shady ed è infatti la più debole. Anche se i pezzi dedicati alle figlie e al fratello minore (le già citate Temporary e Somebody Save Me), da quello che sento, piacciono ai fan, o forse agli stan, per me sono i meno riusciti, soprattutto per il piglio troppo melodico e melodrammatico. È anche la parte meno compatta perché Head Honcho (con il bravo Ez Mil) e Tobey, pur essendo buoni, sono un po’ meno nel contesto. Prima, però, Guilty Conscience 2 (la 1 epica in The Slim Shady LP) dice tutto: “Just immature and literally you’re still mentally thirteen and still thirsty for some controversy”.
Marshall Mather ha certamente scritto e interpretato molti ottimi pezzi ‘seri’, ma l’adolescente incazzato e sboccato è quello che ha rapito il mondo per anni. Ascoltarlo ancora una volta per tre quarti di 65 minuti con questo fuoco dentro è un vero regalo.
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