La Promessa Della Felicità cantata da Federico Sirianni
La felicità, questa sconosciuta! Gli americani hanno perfino messo nella propria costituzione il diritto di perseguirla, anche se ci permettiamo di dubitare che riescano a raggiungerla: forse anche perché sembrano associarla sempre di più a un benessere sostanzialmente materiale. In queste canzoni strettamente legate fra di loro Federico Sirianni invece sembra proprio sostenere che la felicità si trova nelle “piccole” cose che danno la tranquillità di ogni giorno, dopo aver fatto i conti con i propri “fantasmi”.
Le canzoni e i testi
Questo pare il messaggio fino dal brano iniziale di La Promessa Della Felicità, Nel Fuoco: “nel fuoco sono entrato che ancora non capivo / dal fuoco sono uscito che ero ancora vivo”, canta Federico Sirianni in quello che è il brano più “coheniano” del disco, non a caso pieno di riferimenti biblici e scandito dalla delicata batteria di Rafael Gayol, storico collaboratore del canadese. Come accade solitamente nei dischi di Sirianni, i testi di ogni brano meriterebbero un’analisi particolareggiata per la quale ci manca lo spazio, ma non possiamo esimercene completamente. In Dalla Finestra si elenca una serie di brutture che ci circondano quotidianamente (“dalla finestra si vede il male”) ma il finale si apre ad una visione di speranza fatta esplodere nell’ultima parola con un semplice cambio di consonante: “ma c’è una luna così grande che ci accoglie tutti / c’è un amore così grande che ci rende matti / benedici questo giorno glaciale / dalla finestra si vede il mare”.
Okinawa è carica di una sorta di spiritualità orientale che invita ancora una volta a compiere un percorso di purificazione dentro se stessi: “non c’è salvezza senza guarigione / e non c’è guarigione senza abisso / seduto sul ciglio del burrone / contemplo l’altra faccia di me stesso”. Carica di sofferenza che si scioglie in una sorta di catarsi finale la bellissima Cargo, scritta a quattro mani e cantata a due voci con l’amico e produttore Michele Gazich: “C’è un luogo evanescente sospeso tra fiore e stelo / c’è un luogo innocente e di falso movimento / un luogo dove un sussurro lacera ogni velo / dove non odio quelli che combatto / dove non amo quelli che difendo / dove mi libero da un vecchio patto / e con amore attendo”. La title track chiude il disco riassumendone definitivamente e senza possibilità di equivoci il “messaggio”.
Federico Sirianni – La Promessa Della Felicità: fecondo incontro con Michele Gazich
Disco “poetico” per eccellenza, da ascoltare e meditare con grande attenzione, possibilmente lasciando che il cuore prevalga sul cervello. Non si pensi però a una musica mera ancella dei testi. Assai fecondo è stato l’incontro di Sirianni col produttore Michele Gazich, avvenuto in occasione della realizzazione del bellissimo disco di inediti di Michele Straniero, Domani Si Vive E Si Muore.
Numerose e pregevoli le collaborazioni
Ne è uscito un disco musicalmente molto vario, suonato benissimo, in cui le collaboratrici “storiche” di Sirianni, Veronica Perego al contrabbasso e Valeria Quarta alla voce, vengono affiancate dagli archi di Gazich e da altri musicisti funzionali agli arrangiamenti dei singoli brani. Così in Okinawa la chitarra classica di Marco “Tibu” Lamberti conferisce un’atmosfera marcatamente orientale, accentuata dalla lap steel di Andrea Tarquini: la stessa atmosfera orientale che in Il Vento Di Domani è invece costruita dall’arpa di Cecilia Lasagno, nonché dalla recitazione di un verso del poeta giapponese Basho che chiude il brano. In L’Amore E L’Arcano e nella deliziosa L’Ora Bella – nella quale Veronica Quarta si esibisce nella sua perfetta imitazione del canto degli uccelli – Michele Gazich si ricorda di aver accompagnato per anni alcuni dei più bei nomi del cantautorato americano – Eric Andersen e Mary Gauthier su tutti – e usa come al solito magistralmente il suo violino per conferire ai brani un’allure quasi alt-country.
Due parole finali sul bellissimo e curatissimo libretto, come è nella tradizione dell’etichetta – ma sarebbe forse più corretto parlare di “editrice” – Squilibri, impreziosito anche dalle illustrazioni di Romina Di Forti, che ad un profano come il sottoscritto ricordano Egon Schiele.
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