Alessandro Calzavara e il progetto Humpty Dumpty: Et Cetera è il titolo del nuovo disco.
Suscitando il consueto poco clamore, più per sua scelta artistica che per effettivi meriti, a fine 2024 è uscito Et Cetera, il nuovo album di Humpty Dumpty, la principale creatura artistica di Alessandro Calzavara (non è l’unica, nel 2022 vi avevamo presentato ad esempio il progetto a nome Dana Plato), figura storica della scena indipendente siciliana fin dagli esordi con i Maisie.
Le collaborazioni
Libero di dare sfogo alle sua svariate passioni musicali grazie ad una fiera autoproduzione, Humpty Dumpty si prende anche la libertà di scegliere di volta in volta la lingua di riferimento, per cui per il nuovo album torna all’italiano, come già l’apprezzato La Vita Odia La Vita del 2019, compresa la conferma di Giulia Merlino ai testi, stavolta però in alternanza a quelli di una fantomatica Florita Campos (in realtà il piacentino Andrea Fornasari). Per questo album Calzavara fa tutto da solo, tranne farsi aiutare dal basso pulsante, e direi determinante, di Giovanni Mastrangelo (provate solo a concentrarvi sulla complessa bass-line di Cosa Sono Questi Versi? tra le tante), per tessere un quadro di synth-pop italiano decisamente figlio della new wave nostrana dei primi anni 80 nel definire atmosfere dark, quasi berlinesi direi (città che viene di fatto citata anche in uno dei pezzi forti del disco, La Mort Peut Briller, forte anche di un recitato finale di Giuseppina Borghese, scrittrice siciliana). Tastiere e drum-machines si intersecano nei brani imponendo spesso ritmi quasi dance, a cui fanno da contraltare la vocalità oscura e declamatoria di Humpty Dumpty e i tanti interventi delle chitarre, particolarmente evidenti ad esempio in In fila Per Ore o nei riff di Inconsistenti.
L’estetica scelta da Humpty Dumpty per Et Cetera
Cos’altro Dire? apre il disco con un testo un po’ disilluso, una malinconia che pervade tutto il disco più come voluta “estetica del nero” che per un reale pessimismo di fondo (d’altronde, come si recita in un brano, “Anche la morte può luccicare”), e si conclude con la poetica La Tazza Preferita, in questo caso chiusa da un recitato di Giada Lottini che direi che illustra perfettamente lo spleen dell’album (“E il discepolo chiese: Maestro, non ci insegni il non attaccamento? Perché hai una tazza preferita? E il maestro rispose Sì, è la mia tazza preferita, ma io la vedo già rotta”).
In mezzo, tra le altre, si fanno notare Vernissage, in cui tra le righe si legge una riflessione sulle modalità di apparire e promuoversi degli artisti moderni, o l’ipnotica Calle Bucarelli, in cui Florita Campos gioca con la propria misteriosa identità all’interno di un immaginario movimento letterario chiamato “surrealvisceralismo” in risposta al “realismo viscerale” dello scrittore Roberto Bolaño.
Disco molto omogeneo e riuscito direi, con Humpty Dumpty capace ormai di far valere una esperienza più che trentennale nelle produzioni casalinghe.
Be the first to leave a review.