Mega Bog e Life, And Another, un progetto da “ascoltare con attenzione”.
Erin Birgy, ovvero Mega Bog, è una cantautrice del New Mexico, ma originaria del nord-ovest degli USA (“rodeo child”, dice la bio). Nonostante i sette album pubblicati non pare molto conosciuta in Europa; proviamo quindi a riempire questo vuoto. Nella presentazione di Life, And Another leggiamo, tra l’altro, “ascoltare con attenzione”. L’indicazione è assai utile, come vedremo più avanti. Dallo schermo del mio pc, che sta riproducendo il disco, spuntano a rotazione alcuni ritratti della cantautrice; in alcuni lo sguardo è serioso, in altri sembra cercare la sensualità o l’impertinenza. Come quelle foto, anche Life, And Another possiede numerosi aspetti diversi ed è assai difficile da incasellare.
Lo strano progetto Life, And Another
Life, And Another è un progetto indefinibile, ardito, e la parola jazz, che torna in molte recensioni, lo contiene solo in parte, forse per la forma libera delle canzoni e per alcuni arrangiamenti. Nei quattordici brani del disco, comunque, c’è molto da scoprire. Oltre all’ispirazione già citata, fuorviante fin dal primo brano, il gentile lounge jazz di Flower, sembra rientrare nell’orbita anche il post-rock, perlomeno nelle consecutive Damok (uno strumentale) e Adorable. Un altro strumentale, Bull Of Heaven, scompiglia ancora le carte con il suo disturbante suono industriale. Una sorpresa dopo l’altra, ma verso la fine c’è spazio per qualcosa di più definito. Before A Black Tea è una ritmata canzoncina che deve qualcosa ai Talking Heads e si interrompe brutalmente (chissà perché…) sull’assolo chitarristico, mentre Ameleon è una ballata piuttosto regolare, lunga cinque minuti, con tanto di refrain e assolo finale, per un parziale accenno di normalità.
Mega Bog ha tante idee, troppe?
Come spesso accade nei dischi ad alto tasso di varietà, un ascolto ripetuto ed approfondito è indispensabile per evitare errori nella valutazione. Di certo Erin Birgy/Mega Bog ha molte frecce da scoccare, ma forse il suo bersaglio si muove troppo rapidamente.
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Fausto Meirana
Recensore di periferia. Istigato da un juke-box nel bar di famiglia, si cala nel mondo della musica a peso morto. Ma decide di scriverne solo da grande, convinto da metaforici e amichevoli calci nel culo.
