Più volte annunciato, è uscito Drake – Certified Lover Boy.
Atteso e anche annunciato a lungo, il nuovo disco di Drake, Certified Lover Boy arriva un anno dopo il mixtape Dark Tape Demo Tape e tre dopo l’ultimo suo disco ufficiale, Scorpion. Come questo, Certified Lover Boy è lunghissimo: 86 minuti spalmati fra 21 brani che, diciamolo subito, risultano quasi impossibili da ascoltare in un colpo solo.
Che Drake abbia impiegato tanto tempo per uscire con un disco così è inspiegabile: forse attendeva l’idea per uno o due hit in grado di trascinare il disco. In fondo, Scorpion funzionava proprio in questo modo: una manciata di buone canzoni e tanti riempitivi. Persino il mixtape aveva almeno l’hit Toosie Slide, aveva War, insomma qualche momento da ricordare. Ma qui le idee non sono venute, e Certified Lover Boy non prende mai il volo, neppure una volta. Sì certo, qualche momento (Papi’s Home, 7am On Bridle Path, Girls Want Girls) che si potrebbe canticchiare emerge, ma è davvero tutto lì.
Un disco pigro
Il primo problema di Certified Lover Boy è il ritmo: a volte si ha l’impressione che il programmatore abbia impostato la macchina e sia andato a fare una passeggiata, perché le variazioni sono davvero minime, dando nell’insieme una sensazione di torpore. Proprio per questo si saluta con piacere l’afropop di Fountains con il rapper nigeriano Tems, non perché il brano sia chissà che, ma almeno cambia il ritmo del disco. Poi c’è il problema della voce: Drake ha costruito la sua fortuna nei primi dischi sul fatto di essere in grado sia di rappare, sia di cantare. Ormai, però, le due cose sono diventate indistinguibili, fuse in un parlato/cantato sciropposo nel quale manca la minima varietà.
Eppure qui siamo sicuri che Drake sa fare, può fare meglio: Certified Lover Boy è percorso da una pigrizia inspiegabile, e alla fine la sua colpa maggiore sta nel fatto che un musicista del successo di Drake non trovi la voglia di portare il suo pubblico immenso in una qualche nuova direzione, di sperimentare almeno un po’. Qui abbiamo soltanto la ripetizione stanca del già sentito, del già detto.
I testi di Drake
I testi non vanno meglio. Drake si lamenta di tutto: fama, ricchezza, donne, certo, e poi soprattutto l’invidia nei suoi confronti. Almeno altrove il candese era stato in grado di tirar fuori qualche barra divertente, memorabile, ma anche quelle latitano. Girls Want Girls, come detto uno dei momenti migliori, almeno fa sorridere, con un tema da tredicenne in calore (ai maschi etero piacciono le lesbiche) che viene svolto da lui e da Lil Baby con frasi tipo “Yeah, talkin’ all the shit that you done been through / Yeah, say that you a lesbian, girl, me too” (o forse #metoo); stento a credere, come si legge, che qualcun* si sia offeso per una roba talmente risibile.
Donda vs Certified Lover Boy
Poiché Kanye West e Drake si scambiano frecciate da anni ormai, incluso su Donda e su Certified Lover Boy, il paragone fra le due recentissime uscite viene quasi naturale. Donda è un disco pieno di errori perché il suo autore evidentemente ha perso capacità di giudizio e/o ha portato la sua nota mania di perfezionismo ad estremi intollerabili; ciò non toglie che sia ricco di idee e che meriti più di un ascolto. Al contrario, Drake mostra con Certified Lover Boy di aver perso ogni interesse a produrre musica che valga la pena di ascoltare, forte di un successo che arriverà anche in questo caso grazie a un pubblico pigro e privo di idee almeno quanto lui.
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