Recensione: Kanye West – DondaGOOD Records – 2021

Kanye West rompe gli indugi (o forse no?) e pubblica Donda.

Difficile dire esattamente cosa sto recensendo: Donda è stato a lungo il disco fantasma di Kanye West, come Chinese Democracy per i Guns N’Roses e Detox per Dr. Dre. Annunciato e smentito, registrato a pezzi nel corso di anni (dedicato alla madre, Donda, deceduta nel 2007: probabilmente era da allora che ci pensava), presentato in tre recenti eventi ogni volta in forma differente, alla fine è uscito a sorpresa il 29 agosto scorso, e il giorno dopo Kanye West lo ha disconosciuto accusando la casa discografica (evidentemente disperata) di averlo pubblicato senza il suo benestare. Con The Life of Pablo, si ricorderà, Kanye aveva continuato a remixare per settimane dopo l’uscita, finché la notizia aveva smesso di interessare chicchessia. Chissà se a Donda succederà qualcosa del genere, magari vista anche la cattiva accoglienza che sta ricevendo in questi primi giorni, almeno da parte della critica.

Recensione: Kanye West – Donda
GOOD Records – 2021

Al di là della musica, e nonostante a lungo Kanye West sia stato considerato un genio della produzione, oggi la critica non gli perdona niente. Quasi non c’è recensione che non senta il dovere di menzionarne il trumpismo e l’aver portato in scena, nelle performance per Donda (e in un brano), i ‘maledetti’ Marylin Manson e DaBaby, come se questo dovesse togliere già un paio di stelle a prescindere. Dico subito che non è il nostro caso, e se Donda e il Kanye West di oggi suscitano qualche perplessità, certo non lo fanno per ragioni extra-musicali.

Un disco troppo lungo

Il disco è lunghissimo: quasi 110 minuti ripartiti in 27 brani. Gli ultimi quattro, per oltre 20 minuti complessivi, sono in realtà mix differenti di canzoni già presenti; per esempio, Jail ha come ospite Jay-Z, Jail pt 2 lo sostituisce con i succitati Marylin Manson e DaBaby; Jesus Lord è presentato in una versione con Jay Electronica e Larry Hoover Jr (con un monologo a proposito del padre incarcerato dal sistema giudiziario USA), la pt 2 aggiunge un verso per ciascuno dei componenti di The Lox. Insomma, sarebbe stato opportuno scegliere quale versione preferire, ma evidentemente per Kanye West in questo momento scegliere è difficile. Lo si vede comunque a prescindere dagli sdoppiamenti, perché un editing serio avrebbe potuto tranquillamente tagliare passaggi inutili del disco e dargli una lunghezza sensata; avrebbe anche potuto o dovuto scegliere uno stile meglio definito, mentre Donda è altalenante fra tentazioni differenti.

Il ritorno di Jay-Z

Questo non significa però che non sia un disco quantomeno interessante. Dopo un Donda Chant iniziale, si parte con il rap-rock di Jail, magari un po’ datato ma efficace. Dopo il litigio con scambi di accuse fra i due (notoriamente Kanye West è stato ospedalizzato per un trattamento psichiatrico nel 2016 dopo una lunghissima invettiva dal palco di un concerto contro l’ex amico), Jay-Z parla di riconciliazione e di future collaborazioni, e la sua sostituzione nella pt 2 mi pare un segnale a dir poco problematico.

Trap e drill dominano l’inizio di Donda

Comunque, Donda infila a questo punto una serie di brani con basi di ispirazione trap-drill, tutti piuttosto cupi, nei quali Kanye West si avvale della collaborazione di alcuni nomi di quella scena. Ai primi ascolti i passaggi migliori sembrano Off The Grid con Playboi Carti & Fivio Foreign e Hurricane con Lil Baby e un ottimo hook di The Weeknd. È nel complesso una parte solida del disco che assicura almeno sei buone canzoni, fino a quando non perde ispirazione con Jonah e Junya.

Poi tornano i temi gospel nella musica e nei testi

Believe What I Say campiona la celebre Doo Wop (That Thing) di Ms. Lauryn Hill e segnala anche una svolta nel disco, che abbandona i toni della prima parte e introduce gli elementi gospel dell’ultima produzione del nostro: 24 e Moon con King Cudi non lasciano il segno, Remote Control ft. Young Thug sembra una canzone non finita, ma poi per fortuna arrivano la bella Keep My Spirit Alive ft.  Conway The Machine, KayCyy & Westside Gunn a risollevare il disco, e soprattutto la lunga Jesus Lord che è veramente il momento centrale del disco. Claustrofobica, cupa, senza hook, affascina, avvolge e resta impressa:

So che ho promesso che non avrei mai lasciato entrare il mietitore / Ma ultimamente, ho perso tutti i miei amici più stretti / E ultimamente, sto nuotando nella parte più profonda / È solo droga, non ci sono abbracci, non c’è amore / Sei stato così giù che non sai nemmeno cosa c’è di sopra / I pensieri suicidi ti fanno chiedere cosa c’è lassù / E mentre io presento la festa, tu dici che è lassù / Troppe pillole, troppe pozioni, troppo dolore, troppe emozioni / E tutto quello che fai di buono, passa inosservato

Così Kanye nel -per lui- consueto mix di autoanalisi e autocommiserazione; mentre Jay Electronica infila negli stessi versi motociclette, Thelonius Monk, scandali politici e aztechi come soltanto a lui riesce.

L’intermezzo Pop Smoke

Chiaro che sentire subito dopo New Again con Chris Brown non ha alcun senso, è uno di quei momenti dei quali non si sentirebbe la mancanza, mentre Pure Souls ft. Roddy Ricch & Shenseea fa meglio, riportando Kanye West al suono dei primi album. Nel mezzo c’è Tell A Vision con Pop Smoke che merita un discorso a sé. La produzione di Kanye sul raffazzonatissimo postumo di Pop Smoke non mi era piaciuta; qui il brano si riduce a 1.44 di lunghezza e presenta solo note di piano con il refrain di Pop che ripete “Ni@@a we made it”, con un effetto infausto e lugubre, vista la fine del giovanissimo rapper. A suo modo straordinariamente efficace, ma la posizione nel disco è insensata.

Kanye West – Donda: il giudizio

Ecco, alla fine Donda si ascolta per intero anche se sfinisce, avrebbe potuto privilegiare lo stile cupo col quale si apre, e poi Jesus Lord, Tell A Vision … insomma avrebbe dovuto essere costruito, e non pubblicato così. Avremmo avuto non il suo disco migliore, ma comunque una quarantina di minuti ottimi. Yeezus non era più lungo di così, ed era perfetto. Detto questo, Kanye West merita rispetto per quanto ha prodotto in questi anni ’00, non sarà il personaggio più simpatico al mondo, ma la musica non è una gara di simpatia: Donda dimostra che il talento è ancora lì, avrebbe soltanto bisogno di essere meglio indirizzato.

Kanye West – Donda
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Mi piace la musica senza confini di genere e ha sempre fatto parte della mia vita. La foto del profilo dice da dove sono partita e le origini non si dimenticano; oggi ascolto molto hip-hop e sono curiosa verso tutte le nuove tendenze. Condividere gli ascolti con gli altri è fondamentale: per questo ho fondato TomTomRock.

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