Crowlink – un EP strano e anche temibile per Shirley Collins
Ormai ottantaseienne, Shirley Collins incide il terzo lavoro della sua nuova vita sonica dopo Lodestar e Heart’s Ease e, soprattutto, dopo essere guarita dalla disfonia che per quasi quattro decenni l’aveva tenuta lontana dalla musica.
Crowlink EP contiene cinque brani per 15 minuti di musica ed è il più inquieto dei tre. Si intitola come l’ultima traccia di Heart’s Ease e come un luogo della costa inglese meridionale molto amato dalla musicista. Lo si può considerare come un’appendice o un’ulteriore elaborazione del tema centrale di Heart’s Ease; una meditazione su come passato e presente tendano a fondersi e confondersi in chi ha avuto una vita lunga e ricca di eventi.
In Crowlink Shirley Collins appare stranamente cupa
Il punto è che mentre Heart’s Link era permeato di serenità anche nei passaggi più dolenti, Crowlink suona assai più fosco. Si apre con gli stessi uccelletti canori che avevano fatto da commiato all’album precedente e che qui accompagnano la recitazione di Across The Field, ovvero alcuni versi del tradizionale Just As The Tide Was A’Flowing, più volte interpretato in passato da Collins (anche in versione elettrica). “La marea fluisce, la marea defluisce/ E ritorna due volte al giorno”: l’idea potrebbe essere quella dell’ineluttabilità dei cicli della natura, implicitamente contrapposta alla caducità dell’umana esistenza. Forse la stessa intenzione permea lo strumentale per tastiere elettroniche (suonate da Matthew Shaw) e ulteriori cinguettii At Break of Day; un momento un po’ ambient e un po’ improbabile nel disco di un’artista celebrata per il suo canto.
E il canto entra finalmente in scena negli ultimi tre pezzi, già ascoltati in Heart’s Ease e qui rivisti in maniera del tutto diversa anche dal punto di vista emozionale. Tutti e tre sono reintitolati e tutti e tre perdono gli arrangiamenti di corde delle versioni precedenti per assumere connotati spettrali. La voce non ha più veri accompagnamenti strumentali, ma si staglia su fondali sonori per tastiere (Matthew Shaw) e viola a ruota (il temibile Ossian Brown) che ne mettono in risalto l’atemporale nitore, la capacità di raccontare storie antiche con composta vividezza.
Nel caso dell’inno religioso Through All Eternity (già Wondrous Love) l’impressione è che l’aldilà evocato nel testo (“E quando dalla morte sarò liberata/ Continuerò a cantare”) sia ormai dietro l’angolo della vita. Rumori di tempesta sempre più temibili accompagnano l’ineluttabile tragedia marinaresca, My Sailor Boy (Tell Me True su Heart’s Ease), mentre The Rose And The Briar è la celebre Barbara Allen, dove amore e morte s’intrecciano inestricabilmente. Alla fine ritornano anche gli uccellini, ma il loro canto è ora sovrastato da suoni sinistri.
Alla fine cosa pensare di Crowlink?
Non si trovano in rete interviste recenti a Shirley Collins che motivino le tante scelte atipiche presenti in Crowlink (riepilogando: un pezzo recitato, uno strumentale, tre rentitolati e riarrangiati in chiave dark folk) e chiariscano se vi si possa leggere una sorta di commiato musicale. Anche perché guardando il videoclip di My Sailor Boy i timori risultano persino rafforzati. Ovviamente chi scrive si augura di avere preso a tal proposito una cantonata micidiale; magari questa oscurità è dovuta all’universale tristezza del momento e la Nostra stia preparando un nuovo, bellissimo disco.
P.S. Un’altra atipicità: Crowlink è presente sulle piattaforme digitali ed è al momento acquistabile solo come MP3. Neppure sul sito dell’artista si trovano notizie a proposito di una pubblicazione ‘fisica’. La cosa suona insolita anche considerando che la copertina ospita una bella opera di Brian Catling.
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