Shirley Collins Lodestar recensioneDomino - 2016

Dopo 38 anno di silenzio del suo canto Shirley Collins torna con Lodestar.

Shirley Collins Lodestar recensione
Domino – 2016

Trentotto anni fa la maggior parte dei musicisti di cui parla Tomtomrock non era ancora nata. Trentotto anni fa Shirley Collins interrompeva la sua carriera discografica dopo l’incisione di For As Many As Will insieme alla sorella Dolly. Oggi la storia lasciata in sospeso quando il cellulare era per i carcerati (e la rete per i pescatori) riprende con la pubblicazione di  Lodestar.

Una delle grandi voci del folk inglese, limpida e al tempo stesso arcana, venne tacitata  a inizio anni ’80 da un disturbo chiamato disfonia. Lo stress per la faticosa tournée dell’opera folk Lark Rise To Candleford; il matrimonio d’amore e arte con Ashley Huchings  in frantumi nel corso di quella stessa tournée: al momento di cantare dalle labbra usciva solo silenzio. Un silenzio musicale che sembrava senza fine.

Shirley Collins: una storia straordinaria

Restava il ricordo di album straordinari, vivide istantanee che arrivavano da un’Inghilterra antica. Fresca, verde, semplice, serena, ma anche gelida, spettrale, affamata, criminale.  Un idillio e un incubo. Tutto con tono soave, a volte quasi cronachistico, serenamente disturbante. Almeno due dischi vanno segnalati. Il primo è Anthems In Eden (1969) registrato con un consort di musica antica. Il secondo è No Roses  (1971), sorprendentemente elettrico grazie alla presenza di un vero dream-team del folk e folk-rock inglese.

E’ stato un improbabile ammiratore quale David Tibet dei ferini Current 93 a corteggiare a lungo Collins e a riportarla infine sul palco. Inizialmente per monologhi recitati, poi per una breve performance cantata (febbraio 2014) in apertura di un concerto degli stessi Current 93.

Lodestar: 38 anni d’attesa ma ne è valsa la pena

Data la vicenda appena raccontata e date le 81 primavere della sua protagonista, a Lodestar si sarebbe perdonato anche un livello qualitativo solo discreto. Invece è un ottimo disco a prescindere. Il produttore e amico Ian Kearey (ex Oyster Band) ha registrato le parti cantate nel cottage di campagna di Shirley. Quindi  ha fatto intervenire musicisti del circuito folk ma anche due ex Coil (formazione post-industrial temibile quanto i Current) come Ossian Brown e Stephen Thrower. Pochi tocchi strumentali e tutti giusti, con un colpo di genio rappresentato dalla chitarra slide in stile Paris, Texas, anzi Paris, Sussex, di Death And The Lady.

Poi, ovviamente, la voce. Con l’età è diventata più scura, tuttavia il fraseggio è perfetto e l’idea interpretativa resta quella di sempre: cantare in modo suadente, magari con sottofondo di uccellini, storie tremende. Un esempio è Cruel Lincoln: “Il Crudele Lincoln dondolava la culla e la Falsa Nutrice cantava mentre intorno scorreva il sangue dei bambini”. (Per la cronaca i due criminali verranno impiccati.)

Un recensore inglese ha scritto “in Lodestar il conto dei morti farebbe impallidire una band death-metal norvegese”. Ed è vero. Secondo un altro, l’album paventa il ritorno di quella fosca Inghilterra antica nell’oggi di Brexit e delle cento paure. Questo è meno vero. Nel senso che Shirley Collins queste cose le ha sempre cantate e non pare interessata ad attualizzazioni sociologiche. Shirley Collins ormai è fuori dal tempo. E’ tempo senza tempo.

Shirley Collins - Lodestar
8,2 Voto Redattore
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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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