Recensione: Altin Gün – ÂlemAutoproduzione – 2021

È già tempo di un nuovo disco per gli Altin Gün: Âlem.

A distanza di qualche mese dal loro terzo disco Yol, gli psicorockers turco-olandesi Altin Gün tornano con un nuovo album: Âlem. Per il momento almeno esce solo in digitale e i proventi andranno integralmente all’organizzazione ecologista Earth Today. Ogni canzone acquistata consentirà di proteggere per sempre un metro quadrato di natura, assicura la band. Ma ovviamente oltre al lodevole impegno benefico quel che interessa è il risultato musicale che si pone sulla scia della ricerca, avviata nei precedenti lavori, di un linguaggio originale che partendo e ispirandosi al pop psichedelico anatolico li porti a una rilettura della tradizione attraverso contaminazioni con l’elettronica, il synth pop, il dub, il kraut.

In attesa del tour italiano

Âlem, così come il suo predecessore Yol, punta molto sui suoni elettronici anni Ottanta. Diversi brani sono decisamente synth pop; non so se questa sia una svolta nello stile della band, che nei primi due album ci aveva entusiasmato per le sue jam psichedeliche con in evidenza gli assoli del saz elettrico, oppure sia stata una scelta quasi imposta dalle difficoltà che il covid ha comportato nel riunirsi tutti insieme in uno studio, ma in ogni caso il suono del gruppo si mantiene fresco e spumeggiante e più orientato verso ritmi danzerecci. Il prossimo tour italiano, malaugurate restrizioni permettendo, sarà l’occasione per testare l’esuberante vitalità della band.

Un’opera minore, ma comunque notevole

L’impressione complessiva dopo aver ascoltato Âlem è quella di una buona raccolta di tracce probabilmente non finite nel precedente lavoro, il che non vuol dire che si tratti di scarti, perché il livello è sempre più che buono, anche se non mancano alcune cadute, come nella gradevole, ma banalotta Kisasa Kisas.

 

Tuttavia si tratta di peccati veniali, ben riscattati dall’eccellente collaborazione con il duo belga Asa Moto per le atmosfere notturne e kraut di Üzüm Üzüme Baka Baka, dall’ammaliante intreccio di voci femminili e saz di Oğlan, dalla frizzante miscela di synth pop e dub di Yali Yali o dal vibrante rock anatolico di Malatya, venata di sottile malinconia. In definitiva gli Altin Gün si confermano come una delle band migliori in circolazioni, tanto che, sia pure in un’opera forzatamente ‘minore’, riescono a sfornare un disco di ottima fattura e di piacevolissimo rock psichedelico.

Altin Gün – Âlem
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Nato nel 54 a Palermo, dal 73 vive a Pisa. Ha scritto di musica e libri per la rivista online Distorsioni, dedicandosi particolarmente alla world music, dopo aver lavorato nel cinema d’essai all’Atelier di Firenze adesso insegna lettere nella scuola media.

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