Una terza uscita per la londinese Nilüfer Yanya: My Method Actor.
Avevamo scoperto Nilüfer Yanya al suo secondo disco, Painless, e abbiamo rischiato di perderci il terzo My Method Actor, complice la scarsa risonanza della sua musica qui da noi. Ed è un peccato, perché conferma la cantautrice londinese come una voce interessante nella scena attuale. Pubblicato sotto l’etichetta Ninja Tune, il disco segna un nuovo capitolo nella sua carriera senza stravolgerne la formula, grazie anche al ritorno di Wilma Archer, collaboratore storico e partner creativo che ha plasmato il suo suono fin dal debutto, che qui oltre a produrre suona anche un sacco di strumenti. Stavolta, Yanya e Archer scelgono di mantenere un approccio minimalista per un album intimo e riflessivo.
Un disco riflessivo
My Method Actor è una raccolta di canzoni che esplorano temi come l’isolamento, il passare del tempo e le complicazioni nelle relazioni. Rispetto al debutto, che offriva momenti pop più immediati, qui Yanya si muove su terreni più cupi. Un esempio perfetto è Call It Love, brano che affronta le dinamiche relazionali con una sincerità adolescenziale: “Alcuni lo chiamano amore / io lo chiamo vergogna”, canta Yanya, mentre la sua voce si muove con delicatezza tra distorsioni e melodie. In apertura c’è Keep On Dancing, che spicca come uno dei pochi momenti luminosi e orecchiabili dell’album, dimostrando che anche in un lavoro così ponderato c’è spazio per la leggerezza. Allo stesso modo Like I Say (I Runaway) cattura il senso del tempo che scivola via con un ritornello grunge (una delle influenze principali per Yanya) e una buona energia.
Un mix di generi per una produzione a volte troppo controllata
A livello sonoro, Yanya punta su una tavolozza minimalista: chitarre acustiche ed elettriche dominano la scena, la ritmica è sincopata ma trattenuta. Questo stile, seppur raffinato, a volte rischia di sembrare un po’ troppo frenato. Brani come Made Out of Memory, per esempio, sono curatissimi ma avrebbero potuto guadagnare qualcosa in spontaneità.
L’album mostra una chiara influenza dall’alt-rock e dal trip-hop anni ’90, e tuttavia Yanya riesce a renderla personale e contemporanea: Mutations è uno dei momenti nei quali più evidentemente questo aggiornamento è riuscito Il blend di generi fa di lei una cantautrice fuori dal comune, molto controllata nell’esecuzione, che è poi un po’ il tratto comune di un bel disco che forse si sarebbe giovato di qualche crepa, di qualche graffio, di qualche scossa in più.
Be the first to leave a review.