Recensione: Nilüfer Yanya – Painless

Da Londra, la nuova stella dell’indie rock, Nilüfer Yanya: Painless.

Nilüfer Yanya è una compositrice, cantante e chitarrista londinese, figlia di due artisti visuali, madre di origine irlandese e padre turco. Tuttavia, non è il caso di pensare a influenze di “world music”: la sua proposta è nata rock già dal disco d’esordio, Miss Universe, e continua nella stessa direzione nel nuovo Painless (ATO). Non è rimasto tutto uguale, però. Nei due anni pieni che separano Miss Universe da Painless, Nilüfer Yanya ha abbandonato il suono diretto degli esordi e offre oggi una versione di sé più sofisticata, con maggiori cambi di passo. In entrambi però si sente che la musicista inglese ha cominciato a suonare partendo dalla chitarra: regalatale a 12 anni come recita la sua biografia. Si tratta infatti di due dischi (con l’intermezzo di un EP lo scorso anno)  composti alla chitarra, e profondamente guitar-oriented, nonostante non ci sia da attendersi grossi riff o distorsioni.

L’influenza indie-rock

Le radici di Nilüfer Yanya affondano nell’indie anni ’90.  Dai Pavements a The Breeders, dal grunge all’alt-rock. La bella Dealer apre le danze con un riffing gentile e veloce. Midnight Sun, un altro dei momenti migliori di Painless, vede Nilüfer Yanya rendere implicito omaggio ai Radiohead, ma con un piglio molto “suo”, melodico, gradevole, che sviluppa la canzone in modo circolare, senza un crescendo vero e proprio. La versione “con ali” al Tonight Show di Jimmy Fallon merita certamente una visione e un ascolto.

Altrove la vena melodica vira decisamente verso la ballata: forse un po’ troppo sdolcinata in Shameless e molto pop nella conclusiva Anotherlife. È bella Trouble, con un tappeto di percussioni elettroniche e arpeggi, attraversata da folate di distorsioni.

Lo stile di Nilüfer Yanya

Il produttore e compositore Slime/Wilma Archer, noto per la sua attività da solista ma soprattutto come produttore di MF DOOM o Sudan Archives, e già presente in alcuni brani di Miss Universe, qui è accreditato quasi in tutte le canzoni, e certamente aiuta a rendere il disco un po’ meno monodimensionale del primo – e magari anche un po’ meno immediato. Nei tre quarti d’ora di Painless funziona quasi tutto, forse a parte Company che sembra ancora allo stato di demo. Forse un filo di grinta in più nel canto e anche nell’esecuzione non mi dispiacerebbero, però questa è la cifra stilistica di Nilüfer Yanya, lo stesso distacco è evidente anche dall’esibizione live suddetta.  Si può capire comunque capire come, nel vuoto dell’indie rock di questi anni, la sua presenza abbia fatto sensazione e certo Painless è una bella conferma del suo talento.

Nilüfer Yanya – Painless
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Mi piace la musica senza confini di genere e ha sempre fatto parte della mia vita. La foto del profilo dice da dove sono partita e le origini non si dimenticano; oggi ascolto molto hip-hop e sono curiosa verso tutte le nuove tendenze. Condividere gli ascolti con gli altri è fondamentale: per questo ho fondato TomTomRock.

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