SAULT recensioneForever Living Originals - 2020

Astro nascente della black music, Sault regala il suo (loro?) secondo disco del 2020: Untitled (Rise).

SAULT recensione
Forever Living Originals – 2020

Chi sono i Sault? Misterioso moniker emerso nel corso degli ultimi due anni per proporre un concentrato di black music fra passato e presente, niente interviste, foto, video e a lungo nemmeno i credits: oggi sappiamo che a guidare l’operazione è il produttore britannico Inflo (Dean Josiah Cover), che ha lavorato con Little Simz (compagna sull’ottima etichetta indipendente UK Forever Living Originals), Michael Kiwanuka e Jungle, a volte accompagnato nella composizione da altri nomi, in testa quello di Cleo Sol, ovvero Cleopatra Nikolic. A giugno è uscito Untitled (Black Is), che rifletteva le istanze del Black Lives Matter e conteneva il potenziale hit Wildflower, e da poco è arrivato il seguito: Untitled (Rise).

Prosegue il discorso aperto con Untitled (Black Is)

I temi del disco precedente non mancano di segnare neppure il nuovo capitolo Untitled, ma Rise lo fa in modo più mediato, poetico: Little boy, little boy when you get older / You can ask me all the questions / And I’ll tell you the truth about the boys in blue / Little boy, little boy when you get older/ And you’re searching for the answers / And the lost truth for those who look like you (Ragazzino, ragazzino, ragazzino quando sarai più grande / Potrai farmi tutte le domande / E ti dirò la verità sui ragazzi in blu / Ragazzino, ragazzino, ragazzino quando sarai più grande / cercherai le risposte / E la verità perduta per coloro che ti somigliano); così Little Boy, cantata da una voce femminile suadente su un incedere che ricorda il classico di Johnny Nash (da poco scomparso), I Can See Clearly Now.

Sault – Untitled (Rise) è una sintesi sapiente

Musicalmente, Untitled (Rise) pesca sapientemente in un repertorio anni ’70 e dunque dovrebbe attrarre anche quanti non amano la black music contemporanea, e nello specifico l’hip-hop. R&B, soul di Philadelphia, una disco-lounge sono fonte di ispirazione per Sault. In ambito britannico richiamano a tratti i non dimenticati Soul II Soul. Tuttavia, anche se a un primo ascolto sarebbe facile confondere Untitled (Rise)  con un disco riscoperto in qualche magazzino dove ha preso polvere per decenni, in realtà è proprio il mix di tanti generi a qualificarlo come marcatamente contemporaneo.

Così Strong, che apre l’album, parte come un brano disco, per poi lasciar spazio a una parentesi percussiva che fa pensare, magari solo per un momento, persino ai Talking Heads. Fra elettronica e primitivismo (Beginning & the End), fra momenti delicati e altri che invitano alla danza (I Just Wanna Dance, giustamente), Sault – Untitled (Rise) non manca di varietà e di fascino. Se ogni tanto può far pensare a una summa un po’ studiata a tavolino, la qualità e gli intenti pesano, in positivo, sul giudizio finale.

Sault - Untitled (Rise)
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Mi piace la musica senza confini di genere e ha sempre fatto parte della mia vita. La foto del profilo dice da dove sono partita e le origini non si dimenticano; oggi ascolto molto hip-hop e sono curiosa verso tutte le nuove tendenze. Condividere gli ascolti con gli altri è fondamentale: per questo ho fondato TomTomRock.

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