Francesco Bianconi - ForeverBMG Italy - 2020

Tutti aspettavano Forever, esordio solista di Francesco Bianconi dei Baustelle.

Francesco Bianconi - Forever
BMG Italy – 2020

Molto atteso era Forever,  esordio solista di Francesco Bianconi dei Baustelle. Atteso anche perché i lavori più recenti del gruppo (L’amore e la violenza volumi 1 e 2) avevano scatenato vigorose polemiche  fra detrattori ed estimatori persino all’interno della redazione di Tomtomrock. Pochi giorni fa l’uscita del videoclip di Certi Uomini ha creato nuovo (desiderato?) scalpore con la sua insistenza sulla più popolare f-word italiana. Parola utilizzata, si direbbe, con l’intento di  riattualizzare l’idea alla base del celebre dipinto di  Gustave Courbet L’Origine du Monde. (Con la presente recensione si coglie comunque l’occasione per  ricordare che la primogenitura cantautoriale del termine in questione spetta quasi certamente a Fabrizio De André con il brano Prinçesa del 1996.)

Dopo le polemiche su Certi Uomini arriva Forever

A breve distanza dal simpatico tourbillon inguinale ecco arrivare Forever, da molti commentatori salutato come capolavoro con persino sospetta sollecitudine.

In effetti il brano d’apertura, Il bene, si muove  con sapienza tra Schopenauer e birrette, tra elevato e straniante, tra “Francesco vuole il bene” e “il tragico disboscamento della Russia” e funziona, come anticipato dal titolo, molto bene. Il referente può essere il Battiato del periodo  di Povera Patria e occorre dire che qui Bianconi non perde il confronto con il Maestro. Stesso discorso per la successiva L’abisso, suonata in punta d’archi eppure, anche qui assecondando il titolo, profonda.

 

Proseguendo il giochino dei titoli, i problemi cominciano con Andante che purtroppo suona come un adagio sciapo e anticipa il mood del rimanente programma. Quello che si dipana da qui in avanti è un lavoro che vorrebbe essere introflesso ma scintillante, viscerale ma nobilmente autoriale e invece suona faticoso e niente più. E questo nonostante la produzione nitida di Amedeo Pace dei Blonde Redhead, la presenza di due pianisti magnifici (Michele Fedrigotti e Thomas Bartlett) e del sempre ineccepibile Balanescu Quartet, oltre agli interventi vocali in inglese e arabo di Rufus Wainwright, Kazuo Makino, Hindi Zahra ed Eleanor Friedberger.

Francesco Bianconi e i maestri

Come c’era da aspettarsi Forever è anche parecchio egoriferito, cosa che non dovrebbe invero preoccupare. Egoriferito era, ad esempio, un musicista molto amato da Bianconi quale Leonard Cohen, ma all’ego di Cohen riuscivano versi come “Hai detto che non mi avresti mai amato/ Io ti ho sbottonato il vestito” (e gli riuscivano pure melodie memorabili).  Bianconi  tende invece verso la giocata verbale ad effetto con risultati che fanno pensare a un Mogol esistenzialista o a un Guccini post-wave. Pure queste sarebbero buone cose, tuttavia il problema resta la trama delle canzoni, incapaci di stupire e difficili da distinguere una dall’altra – anche quando lasciano la lingua italiana – e con talune vaghezze d’intonazione che proprio gli ospiti-cantanti tendono a evidenziare.

Quando, verso la fine, ritorna in scena Certi Uomini l’effetto è quello di una scena sexy che risveglia un debole interesse in un film di debole trama. Stesso discorso, poco prima, per la scena d’azione  intitolata Assassinio dilettante che sembra spostare nel presente i temi dell’impiegato deandreiano. Pure questo è un complimento, non fosse che il musicista di Montepulciano non risulta essere grande estimatore di Faber.

Forever è un disco che resterà, come vuole il titolo, per sempre?

In un’intervista recente Bianconi ha dichiarato “Ho fatto un disco estremo perché in Italia nessuno osa più”.   Dove stia l’estremismo è difficile dirlo ed è altresì difficile immaginare come sarà ricordato Forever. Verrebbe da dire come una tempesta in un bicchier d’acqua. Forse più come un fugace  temporale sul mare al limite dell’orizzonte. Nemmeno questa, a pensarci bene, è una brutta cosa.

Francesco Bianconi - Forever
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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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