Little Simz centra l’obiettivo con GREY Area.
Alcuni conoscono Little Simz solo per la sua collaborazione con i Gorillaz su Garage Palace, su Humanz. In realtà, la venticinquenne londinese Simbiatu “Simbi” Abisola Abiola Ajikawo ha già all’attivo due dischi come Little Simz, un’etichetta indipendente, Age 101, e una presenza forte nella scena rap underground inglese. Tuttavia, è con quest’ultimo GREY Area che è destinata a fare il botto. Almeno, lo speriamo.
GREY Area è breve rispetto agli standard del rap. Trentacinque minuti bastano a Little Simz per mettere a segno un colpo magistrale, che resterà tra i migliori dischi di hip-hop di questa stagione. Eppure, oltre che breve, GREY Area è un disco semplice che mi ha richiamato alla mente l’ottimo Blank Project di Neneh Cherry. Una voce femminile proiettata su basi ritmiche più che melodiche. Naturalmente, è una questione di feeling piuttosto che di somiglianze obiettive. GREY Area è un disco rap, però molto diverso dal consueto.
Little Simz e il rap al femminile
Intanto, è molto lontano dalle voci femminili del rap: da quelle in declino, anzi in caduta libera, tipo Nicki Minaj, fino a quelle in ascesa come Cardi B. Little Simz non ha niente delle star rap-pop americane.
Su buona parte di GREY Area aleggia un’atmosfera di minaccia: Offence, Boss, il singolo Venom sono costruite su basso, batteria e poco altro. La voce efficace di Little Simz svetta con un flow naturale e perfetto, sottolineato dall’accento del nord di Londra. A volte arriva qualche tocco più colorato, come le atmosfere vagamente orientali di 101 FM. Sulla conclusiva, ottima Flowers, ci sono Michael Kiwanuka e un arrangiamento di fiati e piano notevoli.
I protagonisti di GREY Area
Gli altri protagonisti di GREY Area sono poco noti. Inflo, amico d’infanzia di Little Simz, si occupa interamente dell’eccellente produzione. Su Wounds, tra le tracce più belle, Chronixx fornisce l’hook cantato con rimandi giamaicani.
Ma con GREY Area Little Simz raggiunge il suo primo risultato perfettamente compiuto, dandoci un disco che non potrà non figurare fra i migliori dell’anno, rispetto al quale le collaborazioni e i due dischi precedenti sembrano una mera preparazione. Come si dice, third time’s a charm.
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