Baroque Hoedown è l’esordio dei The Three O’Clock, poco noti padri fondatori del Paisley Underground d’inizio ’80.
Fra i gruppi decisivi del cosiddetto Paisley Undreground si citano inevitabilmente Dream Syndicate, Green On Red, Rain Parade e i primi Long Ryders. Pochissimi ricordano The Three O’Clock di Michael Quercio al quale si deve, cosa non da poco, la creazione del nome a cui è legato quel breve e luminoso momento del rock alternativo di matrice californiana. Per la prima volta la parola d’ordine non era la rottura con il passato quanto il recupero creativo di un certo passato, molto californiano a sua volta, fatto di chitarre jingle-jangle, tastiere primordiali, psichedelia di varia acidità e, appunto, camicie a disegno paisley. Il tutto elaborato insieme al punk da cui tutti quei giovani musicisti erano passati (è più o meno la stessa cosa che fanno in contemporanea i RE.M. di Athens, Georgia). In un certo senso una reazione al rock sintetico che si andava affermando in quei giorni.
Baroque Hoedown e la nostalgia degli anni ’60
Fra i primi a rischiare l’esordio discografico sono, nel 1982, proprio i Three O’Clock , con un ep di 5 pezzi intitolato Baroque Hoedown. Il disco viene oggi riproposto da Yep Roc Records con quattro tracce all’incirca coeve aggiunte per raggiungere una durata quasi da lp, 27 minuti. Il disco è un vero e proprio manuale di riuso sonico: pezzi brevi, essenziali, chitarre lineari e avvolgenti, la voce espressiva e acuta il giusto di Quercio e le tastiere che ci mettono il barocco del titolo oppure le spezie psichedeliche.
Titoli originali e cover
I brani composti dal gruppo, in particolare With A Cantaloupe Girlfriend e I Go Wild, non sfigurano rispetto alle cover, tutte del periodo 1965-67, tanto per riaffermare una precisa scelta di campo storico-estetica. Ci sono la spigliata Sorry degli australiani Easybeats, la giovanilmente disillusa (e più anfetaminica dell’originale) I Feel A Whole Lot Better dei Byrds e, migliore di tutte, Lucifer Sam dei Pink Floyd, dove i deragliamenti barrettiani vengono fusi con un’atmosfera cinematografica in stile Peter Gunn Theme.
Non è un capolavoro Baroque Hoedown, non personalizza l’ispirazione dei maestri come The Days of Wine And Rose o Emergency Third Rail Power Trip. Tuttavia il suo disimpegno con sentimento e un filo di nostalgia, la sua ragion d’essere che è più intuizione che intenzione, fa stare bene e rassicura – con i suoi capisaldi certi – chi ascolta. Non è un risultato da poco neanche 41 anni dopo.
Be the first to leave a review.