Nick Drake: 70 anni e 26 anni.

Oggi Nick Drake avrebbe 70 anni. In realtà morì nel 1974, quando di anni ne aveva solo 26, senza neppure arrivare a quei 27 fatali a tanti suoi colleghi. Ancora ben viva resta invece la sua leggenda, rinata con uno spot Volkswagen nel 1999 (Pink Moon come colonna sonora). E riverniciata –  in modo invero improbabile –  un paio d’anni fa da uno spot di Poste Italiane (Northern Sky sullo sfondo). Nick come strumento di vendita… Lui che i suoi dischi proprio non riusciva a venderli.

La celebrazione del settantennale della nascita di Nick sta già cominciando a dare nuovi frutti. Lo dimostra, ad esempio, la copertina dedicatagli dalla rivista Mojo con articolone di 17 pagine (*). Tomtomrock lo ricorda riproponendo uno scritto  del 2002 di Antonio Vivaldi. In origine faceva parte delle note introduttive al volume Nick Drake – tutti i testi con traduzione a fronte (Giunti, 2002), a cura di Antonio Vivaldi e Flavia Ferretti (**).

Superfluo aggiungere che i tre album Five Leaves Left, Bryter Layter e Pink Moon costituiscono ascolti fondamentali per chiunque.

L’aspra fatica della dolcezza

Morì giovane perché gli dèi lo amarono molto.

(Fernando Pessoa a proposito dell’amico poeta Mario De-Sá Carneiro)

Non esiste più la casa di Haverstock Hill dove Nick Drake visse all’inizio degli anni ’70. Ormai fatiscente, è stata demolita. Haverstock Hill è a pochi passi da Hampstead, uno dei quartieri più belli di Londra dove, come a Belsize o ad Acton Town, è ancora possibile immaginare il borgo di campagna di tanto tempo prima, quando la Greater London era solo un’ipotesi. Hampstead è oggi zona di alta borghesia illuminata. All’epoca della prima vittoria elettorale di Tony Blair non erano poche le case eleganti e costosissime dalle cui finestre campeggiava la scritta “Vote Labour”. Vent’anni prima non era così e si potevano trovare appartamenti in affitto a poche sterline. Non a caso ci abitavano anche altri musicisti come John Martyn o Ian Matthews. E Donovan vi ambientò una sua canzone, Hampstead Incident.

Nick Drake Tomtomrock Five Leaves Left

Non esiste più la casa di Nick Drake, però non è difficile immaginare quali strade del quartiere gli capitasse di percorrere. Il quadro 44 di AZ London (forse l’unico stradario al mondo che sia divenuto oggetto di culto) dice che passando per South Hill Park e Parliament Hill si arriva in un attimo ad Hampstead Heath, il grande parco che sale lungo la collina. Giunti in cima, il centro città appare curiosamente remoto. Nelle giornate di vento i bambini fanno correre in cielo gli aquiloni, come accadrebbe in un prato di campagna. Lassù il giovane cantautore pensoso deve essere arrivato di sicuro. Amava quel parco, forse gli ricordava la casa dell’adolescenza a Tanworth-in-Arden e i giorni da adolescente senza troppe preoccupazioni a Cambridge.

Non è un caso che, nel 1972, Nick abbia scelto Hampstead Heath come luogo dell’ultima session fotografica, quello dell’immagine di spalle con il cane che gli scodinzola vicino. O di quell’altra che lo ritrae seduto su una panchina con lo sguardo e i pensieri perduti chissà dove. In quella straziante istantanea è racchiusa tutta l’inconoscibilità di Nick Drake.

Viveva a Londra ma era sempre altrove, raccontano gli amici di quel periodo. Chi lo frequentò  in tempi migliori, come Joe Boyd o John Wood, o anche un biografo puntiglioso come Patrick Humphries, si trova ad ammettere che manca sempre qualche tassello per “capirlo”. Brian Wells, che rappresentò qualcosa di simile a un confidente e oggi lavora come psichiatra, fatica a definire esattamente il tipo di depressione che lo schiacciò negli ultimi anni di vita.

Misterioso fu il suo rapporto con l’amore. Oltre a qualche effimero flirt liceale, non si hanno notizie certe di relazioni sentimentali, a parte forse con Linda Peters (***), futura moglie di Richard Thompson. Quanto alla compagna misteriosa dei  mesi precedenti la morte, potrebbe trattarsi solo di una leggenda. D’altro canto, neppure gli assertori dell’omosessualità repressa hanno raccolto grandi indizi (in verità nessuno) a sostegno della loro tesi.

Perfino sulle cause della morte è difficile trovare opinioni concordi: fu suicidio o un dosaggio sbagliato di pillole? E’ ormai impossibile sapere quante compresse di Tryptizol abbia ingerito (il dettaglio del referto medico non è mai stato reso noto), se fosse stanco di vivere o soltanto di dormire male la notte. E ancora: alla sua confusione, alla sua perdita di contatto dal mondo quanto contribuirono le droghe? In realtà, l’intera vicenda umana di uno dei più grandi musicisti britannici del ventesimo secolo ci dovrebbe insegnare che cercando troppo si finisce per perdere anziché trovare. Oggi come trent’anni fa la scelta migliore è lasciarsi consolare e turbare da quelle trenta canzoni che Nick Drake volle far conoscere al mondo.


(*) Alla rivista è accluso anche il cd Nick Drake Covered, contenente 14 brani del musicista inglese interpretati da artisti quali Field Music, Villagers e Lisa Hannigan.

(**) Flavia Ferretti è collaboratrice di Tomtomrock, ha vinto il Premio Ciampi nel 1999 e ha pubblicato l’album Fuoco Veloce (2006). Dal vivo propone una sua versione di Pink Moon per sola voce.

(***) Nel già citato articolo di Mojo Linda Peters conferma la sua breve liaison con Drake.

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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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