The Cure @ AccorHotels Arena Bercy Paris Concerto

The Cure @ AccorHotels Arena Bercy Paris Concerto

Quasi 40 anni di carriera alle spalle, una produzione sconfinata e una macchina per spettacoli perfettamente oliata. I Cure, paladini del post-punk e del rock gothic erano attesi a Parigi per una delle date europee del loro tour targato 2016.

L’atteso ritorno dei Cure

Attesi perché dal 2008 non facevano una data nella capitale francese, ma anche perché preceduti dalla fama che accompagna le loro più recenti esibizioni, generose e inconsuete. E proprio di questo mi sono ritrovata a discutere con i miei vicini di posto, pressoché alla barriera, in una sala sold out da mesi, attendendo l’inizio del concerto. Certo, per i più giovani, abituati all’indie-rock contemporaneo, 30 brani e quasi tre ore di concerto, costellato peraltro di greatest hits, può sembrare insolito. Ma anche i fan di lunghissima data presenti si attendevano grandi sorprese da parte di una band in forma e più che lieta di offrire sera dopo sera al pubblico perle rare e brani poco suonati. Pubblico estremamente eterogeneo, a Bercy. Fan agés, senza dubbio, ma anche giovanissimi cultori della materia, tutti in attesa di vedere Robert Smith e soci live.

All’Arena Bercy aprono i Twilight Sad

Prima dei Cure, a riscaldare la sala erano previsti i Twilight Sad, band scozzese di tutto rispetto e dal repertorio eccellente sciorinato agli astanti con gran classe. Ecco quindi The Summer at Home I Had Become The Invisible Boy, Last January, There’s a Girl in The Corner. E in chiusura The Wrong Car. Un gruppo che amo molto e che rende decisamente benissimo live. E che spero di rivedere presto in altro contesto, magari senza l’ombra ingombrante di mostri sacri come i Cure.

Una breve pausa e quindi ecco in scena i Cure. Solito look per Robert Smith e soci. Scenografia e luci strepitose accompagnano i brani in scaletta. Un caleidoscopio di luci e suoni che varia al variare del tenore del brano eseguito. E’ Open dall’album Wish il primo brano in scaletta. Ma davvero è una sequela di brani conosciutissimi e famosissimi quella che ci aspetta, un vero crescendo.

The Cure live in Paris: una setlist memorabile

E così ecco uno dopo l’altro In Between Days, Pictures of You, High, Lovesong, Just Like Heaven. Fino ad arrivare al pezzo forte di questa prima parte di concerto, la quasi epica One Hundred Years dall’album Pornography. Immagini in bianco e nero scorrono alle spalle della band, un ritmo martellante accompagna le strofe cantate da Smith e l’emozione è palpabile quando tutta la sala intona “It doesn’t matter if we all die”. Certamente uno dei brani più memorabili della serata.

Ben tre sono gli encores previsti. Il primo si chiude con A Forest. Il secondo si apre con la bellissima ed attesissima Lullaby e prosegue con Fascination Street. Mentre il finale è un crescendo memorabile: The Lovecats, Hot Hot Hot!!, Friday I’m In Love, Close To Me e Boys Don’t Cry. Fino ad arrivare in chiusura di concerto a Why Can’t I be You.

In piena forma Robert Smith, dicevamo. Ma non sono da meno gli altri membri della band. A partire dal bassista Simon Gallup (elemento fondamentale del gruppo), fino ad arrivare al tastierista Roger O’Donnell, allo storico chitarrista di David Bowie Reeves Gabrels e al batterista Jason Cooper. Eccellente soprattutto in pezzi epici come Lullaby e One Hundred Years. Il tour europeo si è chiuso a Londra ieri sera, dunque occorrerà pazientare prima di rivedere un concerto di questa mitica band.

print

Milanese trapiantata a Parigi, fra filosofia e diritto, le mie giornate sono scandite dalla musica. Amo la Francia, il mare e il jazz. I miei gruppo preferiti ? I Beatles, i Radiohead, gli Interpol e gli Strokes.

Lascia un commento!

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.