Steve Gunn in concerto al Raindogs di Savona, 13 aprile 2024.
Vale sempre la pena di spostarsi di un cinquantina di chilometri per un bel concerto; il Raindogs House di Savona vanta un programmazione densa e varia in una location tranquilla e amichevole (tranne per il parcheggio…). Questa volta l’occasione era ghiotta, vista la presenza del cantautore e chitarrista americano Steve Gunn.
Chi già lo conosce sa che le definizioni affibbiategli sono molto evanescenti e fuorvianti. Le sue performance, però, più dei dischi, lo rendono un artista interessante e originale. Le canzoni a forma libera unite alla esuberante perizia chitarristica costringono a seguire con attenzione, a sorprendersi di fraseggi ripetuti, intermezzi noise e fragorose battaglie di feedback e pedali. Delle due chitarre Gunn ha usato soprattutto l’acustica, anche se l’ha fatta suonare in qualsiasi modo tramite le elettroniche, mentre la Fender verde marcio è servita per l’ unica cover, una Venus In Furs piuttosto inaspettata e un po’ zoppicante.
Uno strano finale di concerto per Steve Gunn
Un bizzarro episodio è avvenuto verso la fine dell’esibizione, quando Gunn ha scalato la postazione mixer, scalciando la custodia della chitarra e suonando da lì in un improvviso impeto di rabbiosa energia. Rivelerò, a questo punto, che la causa di ciò potrebbe essere l’aspra sconfitta a calciobalilla che Steve e il suo manager hanno subito da un sedicente critico (ehm) e da un noto personaggio dell’underground genovese!
Interessante, anche se costretta dalla brevità, l’apertura del concerto da parte di Davide Cedolin, chitarrista genovese di cui si è già parlato molto su queste pagine. Gloria al Raindogs, quindi, e alla diplomazia del suo calciobalilla!
Il video è di Mattia Meirana.