Steve Gunn - The Unseen In Between | TomtomrockMatador -2019

Il mago della chitarra Steve Gunn tenta vie nuove.

Steve Gunn - The Unseen In Between | Tomtomrock
Matador -2019

Di Steve Gunn si leggono – e si ascoltano – cose molto diverse. Da “chitarrista eclettico nel solco di John Fahey e Jack Rose”  a  “cantautore indie con venature psichedeliche e sperimentatore”. L’eclettico e ancora piuttosto giovane artista newyorkese (ma cresciuto a Philadelphia)  non ha mai fatto mistero delle proprie influenze e della fame di musica ‘diversa’, testimoniata da numerose  collaborazioni importanti, Fra queste vanno citate il dialogo con Mike Cooper per l’incantevole Cantos de Lisboa, o le uscite con Kurt Vile e Hiss Golden Messenger. Inoltre, è il produttore degli ultimi due album del folksinger inglese  Michael Chapman, l’ottimo 50 e l’imminente True North.

Steve Gunn tenta la via dell’autorialità

The Unseen In Between è il tentativo di  Gunn di trovare una sua scrittura, tralasciando, ma solo un poco, la tecnica chitarristica, per calarsi meglio nella forma canzone. Siccome il disco è il primo dopo la morte del padre, un veterano del Vietnam dai comportamenti socialmente altalenanti, uno dei brani è per lui. Si chiama  Stonehurst Cowboy, brano insistente sul perfetto fingerpicking dell’acustica, su cui si innesta il contrabbasso di Tony Garnier (in libera uscita dal gruppo di Dylan). La canzone è un dolente, ma riservato memoir familiare, poche parole per un disagio condiviso da molti veterani e dalle loro famiglie. Certamente il brano migliore, ma isolato.

Le troppe direzioni diverse di The Unseen In Between

 

Nel resto del disco, la musica cambia direzione parecchie volte, tra il folk-rock di Vagabond, con Meg Baird degli Espers (finalmente solare) che duetta con Gunn al delicato ritratto metropolitano  di Luciano. Più ammantato di psichedelia è Lightning Field, brano (forse il primo)  che descrive una installazione d’arte moderna dedicata all’attrazione dei fulmini (e di frotte di americani in vacanza). Questo, e New Familiar sono i momenti che illustrano il lato  elettrico di un’opera che, paradossalmente, sembra uscire indebolita dall’eccesso di eclettismo.

Steve Gunn - The Unseen In Between
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Recensore di periferia. Istigato da un juke-box nel bar di famiglia, si cala nel mondo della musica a peso morto. Ma decide di scriverne  solo da grande, convinto da metaforici e amichevoli calci nel culo.

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