Kristin Hersh Tomtomrock

Un altro ottimo concerto organizzato da La Chute: Kristin Hersh @ Casa del Popolo Il Progresso (Firenze, 5 aprile 2024).

Ormai da tempo vediamo l’associazione culturale La Chute alzare continuamente l’asticella della qualità del suo “calendario musicale”: ultima perla il concerto di Kristin Hersh, tappa inaugurale del suo tour italiano. Nonostante la musicista di Atlanta abbia da pochi mesi dato alle stampe il suo ultimo lavoro, Clear Pond Road, non si è affatto trattato di un concerto volto a promuoverlo: solo un brano infatti, quell’Eyeshine col quale ha esordito, è tratto dall’ultimo disco. Per il resto il concerto, breve ma intensissimo – circa un’ora compresi i due bis – si è snodato attraverso un’antologia della sua produzione solista, senza trascurare alcuni dei più significativi episodi della carriera delle Throwing Muses: Kay Catherine, Bywater, Sunray Venus e City Of The Dead, più una personale interpretazione di un autentico “standard” del folk americano come Wayfaring Stranger. Non poteva ovviamente mancare, significativamente inserita più o meno verso la metà del concerto, quella Your Ghost che apre il suo primo e bellissimo disco solista Hips And Makers e che da allora è un po’ il suo marchio di fabbrica.

Una strumentazione scarna

Kristin si è presentata in scena da sola e armata solo di una chitarra, tra l’altro gentilmente prestata all’ultimo minuto perché la sua era stata danneggiata durante il viaggio. Del resto anche i suoi dischi solisti sono quasi sempre stati caratterizzati da una strumentazione scarna, quasi sempre voce e chitarra, con la saltuaria aggiunta di pochi altri strumenti: spesso un violoncello, a cominciare da quello di Jane Scarpantoni proprio in Hips And Makers. Ma non si è sentita affatto la mancanza di una strumentazione più ricca. Anzi, quando si sanno scrivere canzoni come quelle di Kristin Hersh è opportuno che la musica non rubi troppo la scena ai testi. Inoltre con lo strumento la Hersh se la cava più che bene: non sarà una virtuosa della chitarra solista, ma ha una tecnica tutt’altro che rudimentale – spesso fondata su accordi aperti che a volte danno una sensazione di dissonanza – che può richiamare quella di Joni Mitchell.

Il concerto di Kristin Hersh

Il songwriting di Kristin Hersh è un prodotto della malinconia e della difficoltà di vivere in una società sempre più disumanizzata, sulla scia di altre sue colleghe come Lisa Germano e Suzanne Vega, e certo è stato profondamente segnato dal suo lungo sodalizio artistico con Vic Chesnutt.

Kristin Hersh

A differenza delle appena citate colleghe però Kristin ha una voce che può sussurrare, ma anche graffiare, con una duttilità che le consente di passare improvvisamente da un registro all’altro anche all’interno dello stesso brano, in un modo che lascia tracce indelebili nell’ascoltatore. Professionista esemplare e probabilmente dalla personalità abbastanza introversa, la Hersh non ha concesso molto al dialogo con il pubblico, anche se più di una volta ha ringraziato convinta e quasi commossa al termine degli scrosci di applausi che hanno accompagnato la fine di ogni brano. Soltanto prima del secondo encore, Cottonmouth delle Throwing Muses, si è “sciolta” raccontando un divertente aneddoto legato alla nascita dello stesso brano e rimarcando come la fondazione della band risalisse a un periodo in cui tutte le componenti erano ancora abbondantemente minorenni. Al termine, come spesso fanno i “grandi”, si è concessa all’abbraccio di un pubblico entusiasta per qualche chiacchiera, selfie e firme sui libri che si era portata. I cd, con grande dispiacere di molti compreso chi scrive, erano rimasti bloccati alla dogana inglese: maledetta Brexit!

Kristin Hersh Tomtomrock

Kristin Hersh concerto

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“Giovane” ultrasessantenne, ha ascoltato e ascolta un po' di tutto: dalla polifonia medievale all'heavy metal passando per molto jazz, col risultato di non intendersi di nulla! Ultimamente si dedica soprattutto alla scoperta di talenti relativamente misconosciuti.

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