David Crosby

Le 30 più belle canzoni di David Crosby – un omaggio a un maestro

David Crosby ha scritto alcune delle più belle canzoni degli ultimi cinquant’anni. Eccone una selezione di trenta. Quattro sono collaborazioni, una è l’interpretazione d’una canzone scritta per lui dal figlio James Raymond, delle altre è autore sia del testo che della musica.

  • Everybody’s Been Burned, 1967 (con i Byrds)

È la prima importante, come lui stesso avrebbe riconosciuto, e rappresentativa del suo talento atipico. Sia musicalmente che nel testo si coglie quella malinconia esistenziale che, derivata dal jazz preferito a Elvis da ragazzo, sarà una caratteristica resiliente degli anni a venire insieme agli accordi aperti.

  • Triad, 1967 (con i Byrds)

Roger Mc Guinn e Chris Hillman, infastiditi dallo scabroso menage à trois del testo, la scartarono per una cover di Goin’ Back di Jerry Goffin e Carole King. Crosby la girò ai Jefferson Airplane che ne ricavarono una strepitosa e sensuale versione, cantata da Grace Slick, insuperabile anche per l’autore. L’originale sarà pubblicata solo nel 1987.

  • Wooden Ships demo, 1968 (da solo)

Bellissima sia nel primo omonimo disco di Crosby, Stills& Nash che in Volunteers dei Jefferson Airplane. Crosby realizzò la musica a Fort Lauderdale nella sua casa galleggiante, la goletta Mayan: Stephen Stills e Paul Kantner scrissero con lui il testo. Il demo di Crosby, la prima registrazione effettuata, resta inedito ma facilmente reperibile.

  • Guinnevere, 1968 (con Crosby, Stills & Nash)

La canzone «forse più bella che abbia mai fatto» racchiude nel mito della regina Ginevra tre donne amate: Nancy Ross, Joni Mitchell, Christine Gail Hinton. Miles Davis, che ispirò la melodia, ne registrò una versione free jazz. Le mie versioni preferite sono il demo con Jack Casady al basso e quella dal vivo alla Bbc nel 1970 con Graham Nash.

  • Long Time Gone, 1969 (con Crosby, Stills & Nash)

Trasformata dal vivo in scintillanti versioni rock, fu ispirata dal senso d’insicurezza diffuso dall’assassinio di Robert Kennedy. Crosby canta arrabbiato: «Parla, devi farlo contro la follia. /Devi dire come la pensi se ne hai il coraggio. /Ma non cercare di farti eleggere /altrimenti dovrai tagliarti i capelli».

  • Almost Cut My Hair, 1970 (con Crosby, Stills, Nash & Young)

La «miglior cosa incisa in assoluto da CSNY» (secondo Neil Young) spiega bene la frattura, all’epoca, fra la controcultura hippie e l’establishment. La scelta di non tagliarsi i capelli anche se «stavano diventando un po’ troppo lunghi» perché «ho voglia di sventolare la mia bandiera freak» rappresenta una scelta di libertà.

  • Dejà Vu, 1970 (con Crosby, Stills, Nash & Young)

La canzone che intitola il primo album di CSNY, e negli anni Duemila il loro secondo live, è una riflessione sulla reincarnazione, illuminata dall’armonica di John Sebastian, che diventa un inno. Musicalmente complessa, vero telaio magico per lunghe parti dal vivo non di rado improvvisate, richiese, a detta di Stills, un centinaio di registrazioni.

  • The Lee Shore, 1970 (con Crosby, Stills, Nash & Young)

Esclusa in versione elettrica (ingiustamente) da Dejà Vu, è recuperata in una malinconica e affascinante versione acustica nel doppio album dal vivo 4 Way Street. Crosby, con Nash al controcanto, ci dà l’idea delle giornate sul Mayan dopo la morte della fidanzata Christine con il rimpianto alternato a stati di gioia per la vita sul mare.

  • Coast Road, 1971 (da solo)

Esclusa dal primo, leggendario album If I Could Only Remember My Name, questa composizione meravigliosa, pubblicata solo due anni fa in occasione del cinquantenario di quel disco, trasmette anch’essa il senso panteista di libertà nel rapporto con il mare che l’autore sperimentava in quei giorni veleggiando con il Mayan.

  • Tamalpais High (at About 3), 1971 (da solo)

Il titolo fa pensare a una notte tra le stelle sui monti della baia di San Francisco, ma più banalmente tratta dell’uscita da scuola d’una ragazza a cui Crosby era legato. Non riuscendo a scrivere un testo, l’autore scelse di usare la voce come una sezione di fiati attraverso vocalizzi. «L’adoravo», disse.

  • Cowboy Movie, 1971 (da solo)

È forse la canzone elettrica più entusiasmante di Crosby che racconta, con una metafora western, la fine di CSNY a causa dell’attrazione di Stills e di Nash per la cantante Rita Coolidge. Suonata con quasi tutti i Grateful Dead, è fiammeggiante. Altrettanto lo è la versione alternativa, più ruvida, anche con Neil Young.

  • Laughing, 1971 (da solo)

È la canzone più bella e corale del primo disco solista, con il finale di Jerry Garcia alla steel guitar che, per Riccardo Bertoncelli, «dipinge il cielo». Dedicata a George Harrison, che Crosby aveva conosciuto, affinché non confidasse troppo nei guru indiani. «Un bambino che ride di fronte al sole conosce Dio meglio di me» spiegò Crosby.

  • Song With No Words, 1971 (da solo)

Incantevole digressione emblematica della sofferenza che in quei giorni permeava la condizione personale dell’autore, la cui voce s’intreccia con quella di Nash, il pianoforte di Gregg Rolie e la batteria di Michael Shrieve, entrambi dei Santana. In sottofondo, le chitarre acide di Jorma Kaukonen e di Jerry Garcia.

  • Homeward Through the Haze, 1974 (con Crosby, Stills, Nash & Young)

Nel 1975 compare, nell’album Wind on the Water di Crosby & Nash, questa elegante ballata atipica debitrice della passione di Crosby per quel pop sofisticato, come gli Steely Dan, che fonde i generi musicali. Un anno prima, però, ne era stata registrata una versione più lunga e lenta, bellissima, per il secondo abortito album di CSNY.

  • Carry Me, 1975 (con Crosby & Nash)

Wind on the Water inizia con questa canzone sentimentale di fuga in cui Crosby fa i conti con il passato. Negli anni a venire diverrà una sorta di personale manifesto e di talismano confessionale: «Portami. /Portami sopra il mondo». La canterà dagli ultimi concerti di CSNY fino agli ultimissimi con la Lighthouse Band.

  • To the Last Whale, 1975 (con Crosby & Nash)

È forse la prova più entusiasmante di Crosby& Nash. Costituita da due parti, l’introduzione a cappella di Crosby Critical Mass e la ballata ecologista di Nash che intitola l’album, splendidamente arrangiata, condannando lo sterminio delle balene trasferisce il senso di offesa al sacro commesso dall’uomo distruggendo la natura.

  • Dancer, 1976 (con Crosby & Nash)

Intuita durante le sessions di If I Could Only Remember My Name, è la composizione che fa splendere, con i vocalizzi e l’arrangiamento molto anni Settanta, un disco piuttosto opaco come Whistling Down the Wire. È l’ultimo colpo d’ala del Crosby giovane, ma inesorabilmente diretto verso l’autodistruzione, prima della rinascita degli anni Novanta.

  • In My Dreams, 1977 (con Crosby, Stills & Nash)

Il secondo album di CSN, peraltro intitolato appunto con le iniziali, è piacevole, perfino bello, ma anche manieristico rispetto ai tempi. Crosby, con questa ballata atipica che riprenderà spesso dal vivo, fornisce il colpo d’ala. Orecchie attente, però, possono accorgersi che se lui è mai stato vecchio e stanco nell’animo, comincia da adesso.

  • Delta, 1982 (con Crosby, Stills & Nash)

Stills e Nash, ritenendo Crosby inaffidabile perché tossicodipendente, cercano di realizzare in duo il nuovo disco Daylight Again, ma la Atlantic impone la presenza del terzo. Tornano utili, allora, le due canzoni completate da Crosby per un improbabile secondo album solista. Quella di cui è autore è anche la più bella del disco.

  • Tracks in the Dust, 1989 (da solo)

 Alla ricerca d’una vita normale dopo aver sfiorato la morte per droga, conosciuto il carcere ed essersi sottoposto a trattamenti per disintossicarsi, Crosby riesce finalmente a pubblicare il dignitoso secondo album solista: Oh, Yes I Can. Questa ballata riflessiva testimonia che il suo talento arde intatto sotto la cenere.

  • Yvette in English, 1993 (da solo)

Non esisteva prima una canzone firmata da Crosby con Joni Mitchell, protetta, fidanzata e musa a inizio carriera. Ipnotica e incantevole, lunare, nobilita un terzo album, Thousand Roads, irregolare e dispersivo per le troppe canzoni altrui. L’anno dopo, la versione della Mitchell non sarà altrettanto convincente.

  • Morrison, 1998 (con Crosby, Pevar & Raymond)

Il ricongiungimento con il figlio musicista James Raymond origina il trio CPR con Jeff Pevar. La prima canzone composta da David e James è una fragorosa e indimenticabile presa di distanza dal Jim Morrison raccontato da Oliver Stone: «Ho visto il film e non era così. /Lui era folle, solo e cieco come un pipistrello».

  • Rusty and Blue, 1998 (con Crosby, Pevar & Raymond)

Il pianoforte di Raymond suggella il ritorno dell’autore a ballate che raccontano il suo rapporto con il mare. Incisa per la prima volta nell’album dal vivo di tre anni prima, nel disco d’esordio dei CPR acquisisce una forza espressiva indimenticabile. Erano più di vent’anni che Crosby non scriveva una canzone così.

  • Time is the Final Currency, 1998 (con Crosby, Pevar& Raymond)

 In un disco dove Crosby fa spesso i conti, pacificato, con il tumultuoso passato, non poteva mancare una lentissima, ammaliante elegia che sarà in qualche modo profetica per tutto quello che verrà: il tempo come ricompensa finale. Notturna, incantevole, chiude un disco bello e importante.

  • Climber, 1999 (con Crosby, Stills, Nash & Young)

Pubblicata nel secondo album dei CPR, Just Like Gravity del 2001, questa canzone era stata registrata da CSNY e scartata due anni prima dall’album Looking Forward che invece avrebbe indubitabilmente arricchito. È la versione migliore, lenta e minacciosa, con la chitarra acida di Stills che colora.

  • Dream for Him, 2002 (con Crosby, Stills, Nash & Young)

 Presente tre anni prima in Looking Forward, viene riproposta dal vivo nel box antologico Voyage tratta dalla tournée di CSNY del 2002. È una versione più rilassata che valorizza il testo: la ricerca della verità da parte d’un padre per dare a un figlio delle risposte sincere. Discreto e importante l’accompagnamento di Young e di Stills.

  • Lay Me Down, 2004 (con Crosby & Nash)

Tra le tante canzoni che James Raymond ha scritto con e per il padre, l’apertura dell’ultimo lavoro con Nash è incantevole. Le chitarre acustiche che illuminano l’inizio lasciano spazio all’intreccio delle voci e tutto trasmette quella sensazione di purezza e di abbandono alla natura che attraversa la musica di Crosby e dei suoi amici.

  • Things We Do for Love, 2016 (solo)

David Crosby, quando ha superato la sua condizione di tossicodipendenza, ha sposato la sua fidanzata, Jan Dance, e ha cominciato a definire un equilibrio familiare. In questa canzone spassionata, egli parla dell’amore che si costruisce giorno per giorno, spesso facendo cose che non piace fare.

  • Somebody Home, 2017 (solo)

«Quando guardo il tuo viso /penso che ci sia qualcuno in casa». Una canzone delicata, intensa, carica di quel sentimento che ha reso Crosby un interprete raffinato e originale. Suonata con gli Snarky Puppy, ha consolidato il rapporto di collaborazione con il compositore e musicista Michael League.

  • 1974, 2022 (con la Lighthouse Band)

 Crosby trova un nastro con una canzone incompiuta registrata nell’anno del titolo. Insieme a League, Becca Stevens e Michelle Willis completa la musica e il testo. L’esito della rielaborazione viene pubblicato nell’album del 2018 Here if You Listen. La versione dal vivo al Capitol Theatre di Port Chester, NY, offre il senso corale del lavoro fatto.

David Crosby ''Occupy Wall Street'' 2011

Discografia ragionata

(i dischi solisti sono con il solo titolo)

  • Younger Than Yesterday con i Byrds, Columbia,
  • The Notorious Byrd Brother con i Byrds, Columbia, 1968.
  • Crosby, Stills & Nash (primo omonimo album del trio), Atlantic, 1969.
  • Dejà Vu con Crosby, Stills, Nash & Young, Atlantic, 1970.
  • 4 Way Street con Crosby, Stills, Nash & Young, Atlantic, 1971.
  • Blows Against the Empire di Paul Kantner& Jefferson Starship (collaborazione), RCA Victor, 1970.
  • If I could only remember my name, Atlantic, 1971.
  • Another Stoney Evening con Crosby & Nash (concerto del 1971), Grateful Dead Records, 1998.
  • CSNY 1974 con Crosby, Stills, Nash & Young (tournée del 1974), Rhino Records, 2014.
  • Wind on the Water con Crosby & Nash, ABC Records, 1975.
  • CSN, box antologico con Crosby, Stills & Nash, Atlantic, 1991.
  • It’s All Coming Back to Me Now… (concerto del 1993), Atlantic, 1995.
  • CPR  (con Crosby, Pevar & Raymond, Samson Music, 1998.
  • Voyage, box antologico, Rhino Records, 2006.
  • Croz, Blue Castle, 2014.
  • Here If You Listen con Michael League, Michelle Willis, Becca Stevens, BMG, 2018.
  • For Free, BMG, 2021.
  • Live at the Capitol Theatre con la Lighthouse Band (cd + dvd), BMG, 2022.

Il libro

David Crosby, l’ultimo eroe dell’era dell’Acquario di Marco Grompi, Volo libero, 2019.

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Pietro Andrea Annicelli è nato il giorno in cui Paul McCartney, a San Francisco, fece ascoltare Sergeant Pepper’s ai Jefferson Airplane. S’interessa di storia del pop e del rock, ascolta buona musica, gli piacciono le cose curiose.

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