Guido Festinese - Mare FaberGalata - 2019

Guido Festinese naviga (bene) il Mare Faber.

Guido Festinese - Mare Faber
Galata – 2019

Quanti sono i libri dedicati a Fabrizio De André? Trenta? Cinquanta? Millanta? Comunque troppi per chi vede il cantautore genovese oggetto di una prolissa beatificazione laica.

Detto questo, sarebbe un gran peccato che finisse per passare inosservato questo libro davvero bello e, per usare un termine da scuola media anni ’70, davvero utile. Soprattutto un libro diverso da tutti gli altri tomi deandreiani.

Mare Faber – Le storie di Crêuza de mä: il racconto di un’avventura musicale

Guido Festinese – giornalista musicale italiano fra i più autorevoli – ha scritto  Mare Faber – Le storie di Crêuza de mä partendo da una “cultura mostruosa” (giusto per citare Paolo Villaggio che di De André era amico) e da un lavoro di raccolta di informazioni altrettanto mostruoso. Lo dimostrano la bibliografia e la discografia poste a fine volume.

Al tempo stesso Festinese ha avuto l’idea di raccontare la storia di Crêuza de mä, album capolavoro della musica “etnica” mondiale (ma anche di “invenzione della tradizione”, secondo le parole di Franco Fabbri), come se fosse un’avventura o un resoconto di viaggio lungo tutto il Mediterraneo.

 

Gli spunti significativi sono moltissimi. Se è noto che le musiche dei pezzi sono totalmente opera di Mauro Pagani, meno conosciuto è il fatto che un noto perfezionista come De André abbia voluto lasciare quasi grezzi i provini che Pagani aveva approntato. Poco risaputo, almeno per chi scrive, è che Pagani avesse inizialmente proposto a De André di scrivere i testi in arabo e che questi ci abbia provato con un certo impegno. Poi la scelta cadde su un genovese dai sapori antichi e, come si dice, tutto il resto è storia.

Fondamentale e valida ancora oggi è poi una dichiarazione di De André tratta da un’intervista coeva all’uscita dell’album: “[…] Noi apparteniamo anima e corpo al Mediterraneo. Bisogna guardare ad Algeri e Istanbul che ci sono vicine e che, in qualche modo, anzi in moltissimi modi, fanno parte del nostro passato. Altro che Chicago o Londra”.  Una frase forte anche considerando che il cantautore arrivava da dischi molto ‘americani’  quali Volume 8 e “L’indiano”.

Guido Festinese allarga l’ambito del suo lavoro ad altri dischi ‘etnici’

Un altro aspetto affascinante di questo libro è dato dal pre- e dal post-Crêuza de mä. Per quanto concerne il ‘pre’,  Festinese passa in rassegna nomi affascinanti e, in alcuni casi, semi-dimenticati di una certa scena italiana anni ’70 che ai suoni etnici amava attingere. Parliamo degli Area,  del Canzoniere del Lazio, del Gruppo Folk Internazionale di un giovane Moni Ovadia e dei ‘primitivisti’ Aktuala. Per non parlare dello stesso Mauro Pagani.Ma anche nel novero di coloro che hanno assimilato la lezione di di Crêuza de mä si trovano nomi stimolanti: Avarta, Roberta Alloisio, Radiodervish, Orchestra Bailam, Mario Brai e tanti altri.

Dunque Mare Faber è un libro che (mi scuso per il giochino di parole scemo)  non merita di perdersi nel mare delle pubblicazioni su De André. Purtroppo non è di facilissima reperibilità e questo è proprio un peccato.

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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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