Asaf Avidan live Milano

Asaf Avidan dal vivo a Milano, 10 novembre 2023.

Archiviato il tour elettrico con la band per il disco Anagnorisis, Asaf Avidan  torna in Italia con l’Ichnology solo tour 2023  in versione one-man band. Il palco si presenta in tre diverse piccole ambientazioni: al centro la sua classica postazione con la sedia circondata da un lato dalle quattro chitarre e dall’altro da una piccola batteria elettronica e campionatori. Sul lato sinistro del palco troviamo un piccolo salotto, con poltrona,   lampada   e   tavolino   su   cui   ci   sono   alcune   bottiglie   e   bicchieri.

L’ambientazione, le luci e il tendone sul fondo del palco richiamano un ambiente intimo, raccolto, perfetto per questo tour del cantautore israeliano. Sul lato destro del palco invece trova posto un pianoforte a coda: è da qui che Asaf Avidan  inizia il concerto in penombra, con una versione intensa di Rock of Lazarus e la voce che inizia subito a volare verso l’alto con il suo classico falsetto. Sempre al piano, con alcuni suoni campionati live, esegue una versione splendida di Lost Horse.

Il palco inizia a illuminarsi, il tendone sale, poche luci illuminano il fondale bianco. Avidan si sposta al centro, imbraccia chitarra acustica e armonica e riprende dal suo vecchio repertorio Maybe You Are trasformandola in una ballata folk. Inizia così un set di brani che passano dal folk al blues, in cui il musicista si destreggia con campionamenti e loop station, riuscendo a creare un suono tra l’acustico e l’elettrico che accompagna nel modo migliore la sua voce, sempre intensa e emozionante. Without a Name è una ballata blues trascinante con chitarra, campionamenti e kazoo che inizia a scaldare il pubblico, a cui segue il lunghissimo e splendido blues di Over You Blues in cui scorrono cento anni di storia della musica nera.

Asaf Avidan Milano

Siamo a metà concerto, Avidan si sposta nel salottino di sinistra, si serve da bere e invita una ragazza del pubblico a bere con lui. È un ambiente quasi familiare, il modo migliore per il cantautore israeliano per introdurci nel mondo delle sue canzoni.

Tornato al centro del palco, riprende con Bang Bang, ed è un altro capolavoro: inizia accompagnandosi solo con le percussioni che poco per volta campiona e manda in loop mentre canta, per poi prendere una cigar-box guitar dalla quale tira fuori sonorità arabe in un blues che contamina mondi diversi. Dopo un crescendo emozionale così intenso, si torna all’intimità: seduto al pianoforte e   con   qualche   suono   elettronico   campionato   in   sottofondo,   esegue   il   singolo Anagnorisis.

Il momento più intenso del concerto

L’artista non può ignorare il presente, soprattutto quando lo tocca nel vivo, che per Avidan, israeliano, vuol dire l’attacco terroristico e la guerra in corso. Dice di essere stato male fisicamente, arrivando a perdere la voce per due settimane, ma ha deciso di continuare il tour, di aver sentito l’esigenza di farlo, non perché “the show must go on”, ma perché se l’arte ha un potere, è quello di stabilire una connessione emotiva tra le persone, contro un mondo che riduce la complessità delle cose a “buoni e cattivi”, “noi contro di loro”, contro fascisti e fanatici religiosi, ovunque nel mondo. Nella sua visione, l’arte, la poesia e la musica sono una guida in un viaggio introspettivo dentro noi stessi.  È forse il momento più delicato del concerto per lui, e chiude il discorso con Not in Vain, un brano nuovo scritto qualche settimana prima dell’attacco terroristico, ma sorprendentemente attuale. Adesso ha aperto il suo cuore al pubblico, e come fosse davvero nel salotto di casa da solo, si accomoda sulla poltroncina, le luci si abbassano ed esegue My Tunnels Are Long and Dark These Days, con la voce che vola altissima, e The Golden Calf. Momenti davvero intensi, accolti dal pubblico con un silenzio carico di emozione. La tensione si scioglie con il suo primo singolo di successo in Italia, Reckoning Song, eseguita nella versione acustica originaria.

Una grande conclusione di serata e il significato dell’esibizione live secondo Asaf Avidan

Avidan chiude il concerto con parole semplici, sincere e non scontate ringraziando il pubblico per quello che gli restituisce ogni sera: impugna le bacchette, campiona una base ritmica che va in loop, prende la chitarra acustica, fa partire una base elettronica e mentre il sipario alle sue spalle si alza nuovamente per scoprire lo schermo illuminato di blu, con un falsetto strepitoso esegue una versione emozionante e intensa di Your Anchor.
Gli applausi convinti del pubblico lo richiamano per un bis: seduto al piano, realizza una base ritmica, la manda in loop, e regala una bellissima versione di 900 Days, in cui alla dolcezza delle note del piano si unisce la rabbia e la foga con cui la canta, sfruttando tutte le diverse tonalità della sua splendida voce, chiudendo così  un concerto strepitoso. Pochi altri oggi sanno dare le stesse emozioni su un palco, con la stessa semplicità e genuinità di Asaf Avidan.

Prima di eseguirla però introduce un breve discorso sull’importanza dell’aspetto live nei suoi concerti in solo, dove tutte le basi vengono realizzate al momento. Niente è registrato prima o in playback. È un elogio della musica live vera, senza playback o suoni   orchestrali   registrati,   l’elogio  dell’imperfezione   del   live:   “la   musica  dal vivo dovrebbe essere come uno che cammina su un filo, se sbagli può essere imbarazzante,
ma va bene. Come artista, devo essere capace di accettare di sbagliare, e il pubblico deve essere capace di accettare che la vita può non essere sempre perfetta: il miraggio della perfezione è fottutamente sbagliato. Io cerco di fare qualcosa di onesto e vero, e non lo dico per scusarmi se sbaglio qualcosa”. Tranquillo, Asaf, stasera non hai sbagliato niente.

Setlist
1 Rock of Lazarus
2 Lost Horse
3 Maybe You Are
4 No Stone Unturned
5 Little Parcels of an Endless Time
6 Man Without a Name
7 Over You Blues
8 Bang Bang
​9 Anagnorisis
10 Not in Vain – Amen
11 My Tunnels Are Long and Dark These Days
12 The Golden Calf
13 Reckoning Song
14 Your Anchor
Encore
15 900 Days
Le foto sono dell’autore
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Musicalmente onnivoro, tendo a non rinchiudere i miei ascolti in generi musicali definiti. Collaboro con radio locali e testate on line. Faccio parte della giuria di alcuni premi nazionali (Premio Tenco, Premio Nazionale Città di Loano per la musica tradizionale).

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