Concerto: Gods of Rap

I Gods of Rap @ AccorHotel Arena (Parigi, 17 maggio 2019).

Gods of Rap

Le operazioni di revival ormai non riguardano soltanto il rock, ma anche il rap, nonostante quest’ultimo dimostri capacità di rinnovamento maggiore, magari perché più giovane. Però non così giovane da non avere la sua vasta schiera di nostalgici, di quelli che ‘era meglio ai miei tempi’. È un cliché, però comprensibile se i tempi in questione sono quelli della golden age del rap, ossia gli anni a cavallo fra fine ’80 e la metà/fine dei ’90. I Gods of Rap sono DJ Premier, De La Soul, Wu-Tang Clan e Public Enemy. Mica poco. Abbiamo una bella fetta di storia del rap schierata per l’occasione. Se qualche dubbio rimane mentre si va alla AccorHotel Arena di Parigi, riguarda il fatto che questo genere di operazioni a volte si rivelano una delusione.

Aprono i De La Soul

I primi Gods of Rap a calcare la scena sono i De La Soul. 3 Feet High and Rising, il loro album di debutto, datato 1989, resta anche il loro migliore. La fama tra le generazioni più giovani la devono piuttosto alla collaborazione con i Gorillaz. All’ AccorHotel salgono sul palco mentre buona parte del pubblico è ancora in coda per entrare. Risultato: un’esibizione con scarso entusiasmo, peraltro molto breve. È evidente che, fra i Gods of Rap, loro sono la spalla.

DJ Premier

L’intervallo è occupato dalla storica metà dei Gang Starr, DJ Premier. Rimasto solo dopo la morte di Guru, DJ Premier ha collaborato con molti rapper, inclusi i Public Enemy, con i quali è in tour di frequente. Meglio lui dei De La Soul, stando alla reazione del pubblico ormai numeroso, che accoglie con entusiasmo i remix di molti brani che hanno fatto la storia del rap.

Concerto: Gods of Rap

Public Enemy: sempre nr 1?

It Takes a Nation of Millions to Hold Us Back, il secondo disco dei Public Enemy, nonché il migliore, data al 1988. La novità della loro musica all’epoca era assoluta. Testi e spettacoli militanti, un suono potente, metallico, che niente aveva da invidiare alla potenza del rock. I beats di The Bomb Squad avrebbero fatto la fortuna di molti altri artisti di ambito rap, Eminem incluso. Tuttavia, della vecchia formazione, resta solo Chuck D, con la sua voce cavernosa. Niente più Flavor Fla, Professor Griff o Terminator X. Ci sono nuovi elementi ad accompagnarlo, e fanno il loro lavoro. Tuttavia, la magia non c’è, se non per brevi momenti. Fight The Power continua a suonare come un inno, ma altrove emerge un suono datato. Bisogna dire che l’acustica rimbombante dell’AccorHotel Arena non aiuta, ma forse i Public Enemy, a furia di sfornare ormai dischi di poco conto, sembra aver perso la forza di un tempo.

Il Wu-Tang Clan risolleva la serata

La scaletta della serata rispecchia le attese del pubblico. È evidente che in tanti sono venuti per il Wu-Tang Clan, il cui album primo disco Enter the Wu-Tang (36 Chambers), del 1993, è a tutti gli effetti un classico del rap e un emblema del suono di New York. Non per niente il loro quartiere di origine, Staten Island, viene dal dedicare al Clan una strada. Giustamente fieri, mostrano una foto della targa durante il concerto.

 

Rispetto ai Public Enemy, il Wu-Tang Clan è stato negli anni più intelligente. Meno dischi col marchio collettivo, anche gli ultimi più che decorosi, e tante prove dei vari membri come solisti, spesso di grande spessore. Stasera sono anche numerosi il che non si è sempre verificato. Dei fondatori manca Method Man, ma ci sono Ghostface, RZA, GZA, Inspectah Deck, Masta Killah, Raekwon, Capadonna. Più il figlio del defunto Ol’ Dirty Bastard, ovviamente Young Dirty Bastard, uguale al padre anche nella pettinatura, per sostituirlo dove serve.

Il Clan ancora in forma

Ghostface e GZA i migliori, sebbene tutto il Wu-Tang Clan metta in piedi una bella prestazione. Anche nel loro caso l’acustica non aiuta, però i classici (il primo disco è eseguito quasi per intero) restano tali anche stasera. Intanto, gli organizzatori annunciano un Gods of Rap II: da vedere se è una promessa o una minaccia.

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Mi piace la musica senza confini di genere e ha sempre fatto parte della mia vita. La foto del profilo dice da dove sono partita e le origini non si dimenticano; oggi ascolto molto hip-hop e sono curiosa verso tutte le nuove tendenze. Condividere gli ascolti con gli altri è fondamentale: per questo ho fondato TomTomRock.

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