Julitha Ryan @ Circolo Arci Il Progresso
(Firenze, 18.03.2017).
Il suo secondo e ultimo disco, che sta promuovendo in un tour italiano, si intitola The Winter Journey. Difficile, almeno per un tardo-romantico come il sottoscritto, evitare il richiamo lessicale al Winterreise schubertiano. Il paragone è meno blasfemo di quanto potrebbe sembrare, se non altro perché la musica della songwriter australiana suona molto “europea”. E di un europeo anche abbastanza “continentale”.
Julitha Ryan fra Nick Cave e Mick Harvey
Cresciuta alla scuola di Nick Cave e Hugo Race, la musica di Julitha deve forse ancora di più alla lezione di Mick Harvey e alla sua passione per la musica francese e per il suo nume tutelare Serge Gainsbourg in particolare. Non a caso un’altra similitudine che salta agli occhi è quella con un’altra grande “protetta” di Mick, la sua quasi omonima PJ Harvey. Soprattutto con gli ultimi suoi due bellissimi dischi Let England Shake e The Hope Six Demolition Project.
Dal vivo a Firenze con musicisti affiatati
Nel tour la accompagna buona parte degli stessi musicisti che hanno lavorato con lei in sala di registrazione a Milano: i due Guignol Pier Adduce (chitarra) ed Enrico Berton (batteria), il chitarrista elvetico Henry Hugo e Massimiliano Gallo al violino. I quattro supportano molto bene il pianismo di Julitha, che dal vivo suona ancora più “percussivo” che nel disco, fornendo un sostegno assai solido e mai prevaricante. Ovviamente il violino fa in alcuni momenti la parte del leone, ma sempre con sobrietà e senza mai indulgere a svolazzi virtuosistici fine a se stessi.
La voce di Julitha Ryan
E veniamo alla voce. Confesso che, dopo aver visto Julitha prima del concerto mostrare qualche difficoltà di equilibrio – dovuta probabilmente a un tasso alcolico superiore a quello consentito per mettersi alla guida -, ho avuto qualche dubbio sulle sue possibilità di portare a termine l’esibizione. Ammetto che mi sono dovuto ricredere. Nonostante questo – o, chissà, forse proprio per questo – l’australiana ha dato vita ad un’esibizione piena di verve e senza sbavature tecniche, tirando fuori una voce a tratti dolce e melodiosa, a tratti più grintosa e quasi “strillata”, ma sempre ben modulata e mai fuori controllo.
Complimenti per la programmazione al Circolo Il Progresso
Il tutto in una atmosfera di euforia che le ha indubbiamente giovato e che le ha consentito di trovare una pressoché immediata empatia col pubblico, che ha apprezzato e condiviso il suo entusiasmo. Anche perché questo entusiasmo è apparso da subito autentico, privo di qualunque forma di studiata e artificiosa captatio benevolentie. Insomma, ancora un plauso al Circolo Il Progresso e all’associazione culturale La Chûte, la cui programmazione musicale si conferma di grande qualità e tutt’altro che banale.