Lollapalooza, Day 2 – 23.07.2017
Un weekend piovoso ha salutato la prima edizione del festival Lollapalooza approdato sulle rive della Senna. Con una sede decisamente glamourous (l’Hippodrome Longchamp) e una programmazione ricca di nomi notissimi accanto a meno noti, gli organizzatori si proponevano indubbiamente di mettersi in concorrenza con altri festival più collaudati e con una più lunga tradizione come We Love Green e Rock en Seine. L’esito finale si è rivelato abbastanza incerto. Non tutti i biglietti sono stati venduti (anche per via del prezzo piuttosto alto). Il pubblico presente era essenzialmente composto da americani o inglesi, con i locali in minoranza. Un’audience hipster e a volte esageratamente colorata, in modo anche artefatto. Come notazione finale, tuttavia vorrei segnalare la perfetta organizzazione della logistica, con un servizio navette eccellente, soprattutto in chiusura di serata.
Al Lollapalooza sono di scena gli Editors
Ma veniamo alla musica. Non sono riuscita a essere presente nella giornata di sabato che vedeva come piatti forti i London Grammar, The Weeknd e Imagine Dragons fra gli headliners. Domenica sono arrivata verso le 17, giusto in tempo per posizionarmi di fronte al Main Stage 1, dove erano previsti mezz’ora dopo gli Editors. Esibizione di un’ora, quindi, pochi brani accuratamente scelti nel loro ricco repertorio. Camicetta scura, Tom Smith è in gran forma e gli inglesi aprono le danze con Cold. Grande assente Sugar, ma non mancano gli altri pezzi più famosi. Come una bellissima versione di Munich, An End Has A Start dall’album omonimo e in chiusura Papillon, proprio mentre la pioggia comincia a scendere fitta.
Liam Gallagher e le canzoni degli Oasis al Lollapalooza
Una pausa di qualche minuto e alle 18.30 sul Main Stage 2 fa la sua comparsa Liam Gallagher, atteso da una gran folla. Chiaramente molti dei brani proposti sono cover degli Oasis. A partire dai due di apertura, salutati da una piccola ovazione: Rock ‘n Roll Star e Morning Glory. Il set scorre via veloce e in modo gradevole. Liam tiene con grande maestria il palco. Inconfondibili la voce e la postura un po’ beatlesiana. Le canzoni sono tutte notissime ai presenti che ne intonano tutte le strofe. Accanto ai vecchi successi molte le novità dall’album di prossima uscita in ottobre, As You Were. Wall of Glass, singolo estratto a fine maggio è un brano assolutamente nelle corde di Gallagher ed è estremamente gradevole e ben eseguito dai musicisti che lo accompagnano. Lo stesso discorso possiamo fare per Greedy Soul e Bold, brani che, pur non presentando elementi nuovi e rivoluzionari, restano esempi di un pop-rock piacevole per quanto di maniera. Inutile dire che la grande ovazione è riservata a Wonderwall, che sul finire del concerto fa cantare tutti (anche me, che pure non amo i Gallagher), grazie al suo ritornello assolutamente irresistibile.
Grande entusiasmo per i Pixies
Breve cambio di scena e sul Main Stage 1 fanno la loro comparsa i Pixies. Una certezza, senza alcun dubbio il loro set. Nessuna novità rispetto al concerto parigino di quest’autunno, sebbene la setlist sia necessariamente più breve. Gouge Away in apertura, e a seguire alcuni pezzi forti da Surfer Rosa, Doolittle e Head Carrier, Monkey gone to Heaven e La La Love You che chiude lo show con Vamos e la bellissima Where Is My Mind.
Lana del Rey presenta il nuovo disco
Non c’è tempo da perdere ed ecco, almeno per quanto mi riguarda l’esibizione più attesa, ovvero quella della eterea Lana del Rey, fresca di un album appena uscito. Abito corto azzurro cielo, capelli neri laccati e zeppe altissime, Lana fa il suo ingresso in scena accompagnata da due coriste-ballerine e i musicisti che la seguono in tour.
Apre l’esibizione Cruel World da Ultraviolence a cui segue Cherry, proprio dal nuovo lavoro Lust for Life. Segue una sezione di pezzi noti e amatissimi: Shades of Cool (che la stessa Lana dice di amare particolarmente), la bellissima Blue Jeans e Summertime Sadness di cui il pubblico scandisce senza timore tutte le strofe e il ritornello. E poi, ancora, dal nuovo album Love e White Mustangs. La voce di Lana è lieve ma estremamente gradevole e a tratti assume uno spessore inaspettato. Incredibile il livello di devozione riservatole dai fan ai quali non manca di dedicare una piccola visita alla barriera con tanto di baci, abbracci e selfie a profusione. I fan la ricambieranno con una miriade di regali, fra cui un cerchietto immediatamente indossato e portato fra i capelli per tutto il resto del concerto. Atmosfera sognante e languida, quella creata da Lana, che, grazie a brani belli e ben interpretati risulta più che gradevole.
I Red Hot Chilli Peppers chiudono il Lollapalooza
Infine in chiusura di festival sono previsti i Red Hot Chilli Peppers. Da anni oramai orfani del chitarrista John Frusciante, egregiamente sostituito da Josh Klinghoffer. Se non altro da un punto di vista legato alla mera esecuzione dei brani proposti. Mi pare che il gruppo mostri invece il fianco da un punto di vista creativo. E i concerti, compreso quello di domenica, mostrano proprio questa evidenza. Gran mestiere, pezzi collaudati e tanta adrenalina, ma la magia di un tempo pare svanita. Non la si ritrova nemmeno in pezzi come Dani California, Californication e By The Way. Gran forma per Anthony Kiedis che non si risparmia e corre da una parte all’altra del palco. Uno dei momenti più emozionanti della serata pare tuttavia offerto proprio da Klinghoffer con una bellissima cover di Wicked Game. A confermare ancora una volta che l’elemento magico del gruppo resta la chitarra, con o senza Frusciante.
Si chiude qui la prima edizione di Lollapalooza Paris 2017, con tante luci e poche ombre. Li si attende quindi per una nuova edizione.