Profilo di Nicole Coceancig.
Mi sono innamorato di Nicole Coceancig – intendiamoci, musicalmente parlando; potrei essere suo nonno e non ho mai avuto attitudini berlusconiane – dopo averla ascoltata alla serata finale del Premio Ciampi 2024 in un set purtroppo brevissimo. Difficile non essere colpiti da questa “ragazzina” dalla voce contemporaneamente esile e potente e dal suo progetto: cantare in una lingua piuttosto ostica come il friulano attingendo al materiale folklorico di quella terra ma utilizzandolo in una maniera assai personale. Coraggiosa anche la scelta di fare del suo bellissimo disco di esordio, Zohra, una sorta di concept album imperniato sulle sofferte vicende di una giovane donna pakistana che riesce ad approdare, a prezzo di sofferenze e peripezie, in una Europa non troppo ben disposta ad accoglierla.
L’1 luglio 2025 il concerto di Nicole Coceancig al Giardino La Nunziatina, Pisa
Con queste premesse non mi potevo perdere questo suo concerto in una torrida sera di un inizio luglio pisano. Devo confessare che all’inizio sono rimasto un po’ spiazzato: mi aspettavo un concerto basato essenzialmente sulla riproposizione dal vivo del disco, magari con l’anticipazione di qualche nuovo brano. Ma Nicole non è evidentemente una che ama adagiarsi sugli allori ed è principalmente venuta a presentare il suo nuovo e ambiziosissimo progetto Cur Di Veri: una, se così si può dire, rivisitazione in chiave friulana del tango argentino, quasi a voler sottolineare i profondi legami tra quella terra di forte emigrazione che è stato in passato il Friuli e la terra oltreoceano che più di altre quell’emigrazione ha accolto.
Apprezzabilissimo, e coronato da successo, lo sforzo di tradurre in friulano i testi quasi sempre “duri”, e non di rado violenti, di molti tanghi argentini. La musica e gli arrangiamenti sono spesso abbastanza fedeli agli originali, ma il gusto della Coceancig e dei musicisti che la accompagnano fa sì che una certa “furlanizzazione” faccia spesso capolino e che si sentano qua e là echi di materiale folklorico locale. In particolare ci ha colpito Ti Fasarai Durmì – titolo che credo non necessiti di traduzione -, sorta di murder ballad al femminile dove una ragazza evidentemente scontenta del trattamento subito dal proprio “moroso” dichiara la sua intenzione di condurlo verso un riposo “definitivo”.
Una band che fa la differenza
Nell’occasione la cantautrice friulana è stata accompagnata da un trio di musicisti di prim’ordine: dal sicuro e mai invadente contrabbasso di Valeria Liva, dalla chitarra tanto precisa quanto fantasiosa di Leo Virgili e dagli spesso “lancinanti” svolazzi del violino di Davide Raciti, tutti uniti nel formare una sorta di piccola orchestra porteña, pur priva di bandoneon, capace di trasportarci per un’ora in un fumoso ed equivoco locale della Boca magicamente trasportato nella periferia di Udine. Come detto più volte da Leo Virgili, che si è alternato alla Coceancig nell’introdurre e commentare i brani, “speriamo che anche se non capirete una parola saprete comunque cogliere l’atmosfera e lo spirito dei brani”. Atmosfera e spirito affidati in gran parte alle melodie e agli arrangiamenti, ma soprattutto alla bella voce di Nicole, tanto dolce quanto potente soprattutto sui toni alti. Dulcis in fundo i due encore: un Tango Della Femminista, in puro stile argentino ma evidentemente targato Coceancig, e un E Jo Ti Amavi, più marcatamente “friulano”, eseguito a cappella dai quattro musicisti scesi dal palco e quasi a contatto con un pubblico purtroppo non molto numeroso, ma visibilmente soddisfatto.
Foto @ Michele Faliani