Sirom Raindogs Savona 3@Mirco Delfino

Il “folk immaginario” degli Širom dal vivo alla Raindogs House, 3 settembre 2021.

La Raindogs House di Savona è una piccola oasi musicale che ha contribuito a vivacizzare il clima culturale di  una sonnacchiosa provincia. I gestori sono sinceri appassionati di musica che da anni tirano avanti con determinazione e competenza. Puntando sempre sulla qualità, sono riusciti ad invitare nel loro piccolo locale tantissimi artisti validi, talvolta anche molto prestigiosi,  guadagnandosi così un’ottima reputazione ed un affezionato seguito.

Non stupisce quindi che lo scorso 3 settembre siano approdati dalle nostre parti gli Širom, un’interessante band dalla Slovenia, dedita a un folk sperimentale davvero singolare. Si tratta di due ragazzi, Iztok e Samo, e una ragazza, Ana, con all’attivo tre album. Titoli strani quali A Universe That Roasts Blossoms For A Horse o  I Can Be A Clay Snapper, così come il raffinato artwork che accompagna i dischi, evocano lo stesso clima surreale ed onirico della musica.

L’arsenale strumentale degli Širom

La Raindogs House dispone di una bella terrazza, che ha reso possibile organizzare concerti in una situazione di relativa sicurezza nelle estati degli ultimi due anni; è in questa cornice affascinante che si svolge anche questo evento. La cosa che colpisce, prima ancora dell’inizio dell’esibizione, è la grande varietà di strumenti, tutti rigorosamente acustici, che abbiamo trovato disposti su di un tappeto, sopra al palco: cordofoni, ad arco, a fiato, a percussione. Oltre ai più consueti violino o banjo, ci sono, ad esempio, un balafon (xilofono dell’Africa occidentale), una ghironda medievale, un mizmar (strumento a fiato arabo) ed altri ancora. Alcuni di questi sono stati recuperati viaggiando per il mondo, altri costruiti dai musicisti stessi.

Sirom Raindogs Savona 2
@Mirco Delfino

Quello che propongono gli Širom è un crossover impensabile fra le più disparate e lontane tradizioni musicali, un accostamento fra culture apparentemente inconciliabili. Malgrado ciò i brani scorrono con una naturalezza che conferisce loro un fascino ancestrale, un profumo di antico e di sacro, pur suonando così originali. È una sorta di pozione magica che ha un sapore nuovo, diverso da quello degli ingredienti che la compongono.

Širom: ascendenze e reminiscenze

È difficile descrivere il trio citando artisti affini. Viene in mente Stephan Micus, soprattutto per la ricerca sull’uso di strumenti esotici ed inusuali, calati in un contesto nuovo ma rispettoso della tradizione di origine. Tuttavia, mentre il tedesco opera da solo, gli Širom giocano molto sul lavoro d’ensemble, sull’improvvisazione, sull’interplay fra i tre polistrumentisti. Possono ricordare i rituali esoterici della Third Ear Band, gli happening dei nostrani Aktuala, la “eternal music” di Lamonte Young, i delicati acquarelli cameristici della Penguin Café Orchestra, il jazz invaghito di oriente e misticismo di Don Cherry o John McLaughlin… Eppure, così come le alchimie operate da questi artisti, anche quella dei tre sloveni rimane ineffabile e sfuggente. Ci adeguiamo quindi alla suggestiva definizione di imaginary folk music, coniata da loro stessi. Si tratta davvero di un folk dell’altro mondo, un mondo sul quale la terrazza della Raindogs House si è affacciata per una sera, È raga, gamelan, africano, arabo, celtico, balcanico, medievale… ma è anche qualcosa di diverso da tutto questo. È  arte profondamente spirituale per quanto non adatta alla meditazione, poiché informata da un’emotività troppo intensa e struggente.

Un live con molta improvvisazione

I brani incisi su disco nascono da un lavoro di taglia e cuci svolto su lunghe jam session registrate in presa diretta, senza sovrincisioni, spesso con complesse e cangianti strutture armoniche e poliritmiche. Questa è l’ossatura sulla quale dal vivo il trio inserisce ulteriori divagazioni, rendendo ogni performance unica. Stupisce la padronanza nell’uso di strumenti e linguaggi così vari, considerato che solo Ana ha una formazione accademica, avendo studiato il violino. Ovviamente i pezzi hanno una durata piuttosto lunga e si articolano su diversi cambi di atmosfera, alternando fasi di pace e serenità a momenti molto più inquieti e movimentati.

Sirom Raindogs Savona 1
@Mirco Delfino

Il bis è una sfrenata e dissonante improvvisazione che prevede anche l’uso di oggetti quali un palloncino gonfiabile, un rotolo di nastro adesivo, sassolini scagliati sui piatti della batteria. Ana, Iztok e Samo si esibiscono scalzi, sembrano sciamani che assorbono l’energia dalla madre terra ed estraggono le note direttamente dagli elementi della natura. L’amplificazione è minima, quasi a non voler turbare la purezza e l’organicità dei suoni. Il pubblico non è numeroso, ma in questo modo si crea un clima intimo molto adeguato: gli spettatori assimilano ogni nota con la dovuta attenzione, partecipano con lo stesso raccoglimento dei musicisti.

Se avete la fortuna di vederli dal vivo non mancate di scambiare con loro quattro chiacchiere. Samo è stato un interlocutore molto gioviale e disponibile, mi ha rivelato che il loro prossimo album sarà un doppio composto da quattro soli lunghi brani. Sono certo che l’imaginary folk degli Širom saprà espandersi ancora, troverà territori nuovi in cui accompagnarci.

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Nasce a Savona nel 1966 e per il momento ancora vive. Ascolta musica voracemente e ne scrive a tempo perso. Ad una certa età pensa di sentirsi troppo vecchio per continuare a comprare dischi, ma rinsavisce in fretta e torna sulla retta via. Lavora come infermiere in terapia intensiva e durante la pandemia la musica lo aiuta a pensare a qualcosa che non sia il Covid-19.

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